L’Aquila: cani chiusi in gabbia trovati in gravi condizioni a Roio

foto di Antonietta Centofanti

Ancora un episodio di maltrattamento di animali all’Aquila nella frazione di Roio. Due attiviste dopo una segnalazione hanno assistito all’ennesimo maltrattamento di cani, segnalazioni che in zona sono frequenti.

Il comandante dei carabinieri forestali Enrico di Gregorio è prontamente arrivato sul posto e resosi subito conto della gravità della situazione ha  richiesto l’intervento urgente della  Asl veterinaria dell’Aquila, il medico ha tratto in salvo 6 cuccioli di pastore abruzzese detenuti da giorni in condizioni di crudeltà e di incompatibilità con il benessere animale  infatti  cuccioli di circa 40 giorni razza pastore abruzzese, erano chiusi da due giorni in una piccola gabbia di ferro,  abbandonata su una specie di baldacchino, in una zona adibita a stazzo per la pecore nascosti in un ovile tra Roio e la strada che conduce a Lucoli.

Carabinieri forestali Asl veterinaria, e l’attivista Cristiana Graziani anch’essa medico veterinario, hanno  accertato le condizioni nelle quali versavano i cuccioli, disidratati, grave ipoglicemia ed ipotermia, urine e sommersi dai loro escrementi. Uno di loro è in fin di vita. Probabilmente è già morto. Ora i 6 piccoli sono presso il Canile Sanitario. Non sappiamo se si salveranno o meno.

Le attiviste Antonietta Centofanti e Cristiana Graziani che hanno assistito a tutte le operazioni lanciano un ‘appello al direttore generale della ASL Veterinaria dottor Mario Marzetti.

Chiediamo al dirigente Asl veterinaria di applicare urgentemente la legge di cui disponiamo la 281 del 91, la Legge regionale Abruzzo sul randagismo – scrivono le attiviste -, nonché il regolamento comunale della città di l’Aquila. I volontari lottano da anni e si impegnano sul territorio per la tutela degli animali randagi e troppo spesso ci sostituiamo alle istituzioni che sono da sempre assenti. Chiediamo che vengano effettuati controlli a tappeto con cadenza trimestrale in tutte le aziende zootecniche e nei canili dei Cacciatori non solo per verificare lo stato di salute dei cani, la presenza del microchip, e fermare le nascite incontrollate ed indesiderate tramite sterilizzazione sul territorio. La fonte del randagismo viene alimentata da queste due categorie, non è un caso che i cani randagi sono tutti incroci di pastore abruzzese cane da caccia.

Quanto al responsabile di questo vergognoso gesto – scrivono le attiviste – ci auguriamo che venga al più presto individuato  e punito a norma di legge. Maltrattamenti e crudeltà nei confronti degli animali possono essere la spia di disagio o addirittura di forme di pericolosità sociale, un sintomo di una potenziale situazione esistenziale patogena.