L’Aquila, la provincia con la maggiore prevalenza di Epatite E

Attenzione alla carne di maiale e di cinghiale sotto forma di salsicce di fegato, soprattutto se fatte con il tradizionale metodo del fai da te diffuso da sempre nei piccoli paesi. Dietro questi insaccati potrebbe nascondersi infatti il virus dell’Epatite E.

Si tratta di una forma di Epatite di cui non si parla mai, insidiosa perché asintomatica, che può avere conseguenze non soltanto sul fegato, ma anche di altro tipo, come le neuropatie periferiche. Nell’individuare la diffusione della patologia, che negli ultimi anni ha mostrato una recrudescenza notevole, ha avuto un ruolo importante l’ospedale dell’Aquila, dove il reparto di Malattie infettive diretto da Alessandro Grimaldi, ha realizzato uno studio importante, preso in esame anche inun recente rapporto europeo sulle malattie infettive.

La Provincia dell’Aquila, quella di Nuoro in Italia e a una zona del Sud della Polonia sono è una di quelle in cui l’Epatite E registra una maggiore prevalenza. All’Aquila il 50 % dei donatori di sangue ha contratto il virus. Come riconoscere una patologia dai sintomi così aspecifici? Tanti gli aspetti da tenere sotto controllo al di là del dolore addominale e della difficoltà a digerire.

E il San Salvatore è uno dei primi ospedali in Italia a essersi dotato del test per diagnosticare la malattia, test che fino a poco tempo fa non esisteva (per gli accertamenti ci si doveva rivolgere all’Istituto superiore di Sanità).

LA NOTA DELLA ASL:
Il 50% dei donatori di sangue della provincia di L’Aquila, in seguito alla crescente diffusione dell’epatite E, risulta positivo allo specifico test e quindi è entrato in contatto col virus. E’ uno dei dati più significativi dello studio portato avanti, con l’Istituto superiore di Sanità e con la facoltà di Veterinaria di Teramo, dal reparto di malattie infettive e dal laboratorio analisi dell’Ospedale dell’Aquila, uno dei pochi in Italia attrezzato per eseguire il test per l’identificazione e la diagnosi dell’epatite E. L’argomento è stato uno dei temi principali al centro del convegno che si è svolto il 26 maggio all’Aquila, alla presenza di specialisti dell’Istituto superiore sanità.

L’infezione virale –  afferma il direttore del reparto Malattie infettive dell’ospedale aquilano Alessandro Grimaldi –  che può essere trasmessa anche con alcune carni animali crude o poco cotte, nella nostra provincia ha mostrato una larghissima diffusione. Bisogna fare attenzione
alle carni crude, soprattutto di maiale, quelle del fai da te, ma in particolare le salsicce di fegato, i fegatelli o “fegatacci”, che non devono assolutamente essere mangiati crudi freschi o appena cotti. Basta una temperatura di 60 gradi per abbattere il virus.

Il virus è quello dell’Epatite E, che uno studio scientifico ha isolato in particolar modo nelle regioni e città dell’Appennino centrale, come Abruzzo, Lazio, Umbria, Molise, parte delle Marche. Dove cioè è ancora molto in uso allevare il maiale in casa e poi trasformarlo in tutto ciò che di gustoso può dare. Ma l’unico punto critico è la salsiccia di fegato. Non ci sono problemi, infatti, per gli insaccati, ovvero i prodotti stagionati. La patologia causata da questo virus, oltre a dare un‘epatite acuta, può associarsi a patologie extra-epatiche, come neuropatie, nefropatie ecc. e può cronicizzare nei pazienti immunodepressi.

IL SERVIZIO DEL TG8: