Scossa Capitignano, il sismologo Del Pinto: non è nuova faglia

Non si tratta di una nuova struttura sismica, di una faglia sconosciuta insomma. Quella che va da Cagnano ad Aringo, passando a est per Montereale è un’unica struttura geologica, che in questi mesi ha presentato uno sciame sismico prima nell’area di Amatrice, poi dei Monti Sibillini.

A dirlo è il sismologo e ricercatore aquilano Christian Del Pinto, per anni responsabile della rete sismica istituzionale – da lui progettata – in Molise, che dà una versione diversa rispetto a quella fornita da altri organi istituzionali come l’Ingv (in particolare, sulla stampa, è apparsa l’analisi a caldo del sismologo dell’Istituto nazionale di Geofisica Alessandro Amato, per il quale invece si tratta di una nuova struttura sismica).

Con la scossa di 4.4 di ieri pomeriggio con epicentro a Capitignano torna la paura in tutto il comprensorio, anche nei vicini Comuni di Montereale e Cagnano, sino a Campotosto e L’Aquila. Per Del Pinto la faglia da cui è partita la scossa di ieri si è sempre espressa in questi anni, soltanto che lo ha fatto un po’ più a nord rispetto all’epicentro di Capitignano. La diffusione dell’informazione che si tratti di una nuova struttura, ipotesi tra l’altro – fa notare il sismologo – sempre negata dagli organi scientifici istituzionali – è in realtà “disinformazione”. Anzi, aggiunge Del Pinto, di una eventuale struttura prima sconosciuta non c’è traccia nemmeno nei database scientifici.

Siamo in un corridoio geologico che è rimasto silenzioso negli ultimi anni, senza forti terremoti e, quindi, non si può escludere che ci sia un potenziale inespresso: che una scossa più forte di terremoto possa avvenire oggi o fra duemila anni, non è dato saperlo. La faglia che collega Montereale a Campotosto è quella che fa più temere il sismologo aquilano, non solo per la sua vicinanza al lago, ma anche perché sono anni che non genera un forte terremoto e dopo una scossa come quella che ha distrutto la vicina Amatrice, parte di quell’energia potrebbe essere raccolta dalle strutture sismogenetiche adiacenti.

Tra l’altro, ricorda Del Pinto, proprio dalla faglia che ha riguardato la scossi di ieri a Capitignano, sono uscite alcune forti repliche al terremoto del 6 aprile 2009, sciame che spingendosi a nord è durato fino al 2010. Nemmeno ci si deve troppo basare sulle statistiche sismiche perché abbiamo poche migliaia di anni alle spalle da prendere come punti di riferimento. Si deve piuttosto tener conto che se in un territorio c’è stato un terremoto, nel corso della storia se ne presenteranno altri. Insomma, nel rimpallo di informazioni scientifiche, restano soltanto un paio di certezze: che il fenomeno dei terremoti in Italia è ancora tutto da scoprire e che le regole di partenza per non essere travolti sono: costruire in modo sicuro e prevenire.

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