Depistaggio Rigopiano, il Ministero si costituisce parte civile

Il ministero della Giustizia si è costituito parte civile nel processo per il presunto depistaggio nelle indagini sulla tragedia dell’hotel Rigopiano, a Farindola.

Il ministero si è costituito parte civile nei confronti dell’ex prefetto di Pescara Francesco Provolo e altri sette dirigenti pubblici nel procedimento per il depistaggio. E’ quanto emerge dalla richiesta presentata oggi dall’avvocatura dello Stato dell’Aquila nell’udienza preliminare e accolta dal giudice. Il ministero ritiene che la condotta dei dirigenti della prefettura avrebbe leso l’immagine e il prestigio della giustizia, in quanto secondo i capi d’accusa “hanno pesantemente pregiudicato il funzionale e organico svolgimento dell’attività investigativa propria dell’Autorità procedente”, come si legge sul’atto di citazione presentato al Gup Gianluca Sarandrea. Il lavoro della magistratura sarebbe quindi stato ostacolato “costringendo gli uomini e i mezzi messi a disposizione dello Stato ai fini della ricerca della verità, ad un non previsto aggravio di impegno e di sforzo che ha finito con l’incidere gravemente sul raggiungimento da parte della PA degli altri obiettivi istituzionalmente curati dalla PA”.

Siamo ovviamente molto soddisfatti della decisione del giudice che ha accolto la nostra richiesta di costituzione del ministero della Giustizia come parte civile nel procedimento per il depistaggio sulla tragedia di Rigopiano: non c’è mai stato nessun ritardo da parte dell’Avvocatura dello Stato nel procedimento, ma solo tempi di acquisizione di documenti senza i quali la nostra azione non sarebbe stata possibile”. E’ quanto ha detto l’Avvocato dello Stato Filippo Patella dopo la decisione del Gup Sarandrea che ha ammesso il ministero ed escluso, invece, le altre parti civili dal filone bis dell’inchiesta. “Essendo stato riconosciuto il danno alla giustizia qualora gli indagati dovessero essere penalmente riconosciuti colpevoli – ha proseguito Patella – teoricamente si aprirebbe un’azione civile da parte del Ministero per il riconoscimento economico ai sensi dell’art 1226 del Codice Civile ai danni dei condannati, danno che dovrebbe essere quantificato in fase successiva o dal giudice civile o dalla Corte dei Conti” chiude Patella

Il depistaggio si riferisce alla riunione effettuata al Coc Penne il 24 gennaio 2017. Con il Prefetto sono indagati Salvatore Angieri, Sergio Mazzia, Ida De Cesaris, Giancarlo Verzella, Giulia Pontrandolfo, Daniela Acquaviva. Sull’ammissione della parte civile del Ministero della Giustizia soddisfazione anche dal Comitato parenti delle vittime:

“Nonostante i continui rinvii in questa fase ancora confusa, non può non farci piacere che il Ministero della Giustizia sia stato ammesso come parte civile: noi lo avevamo chiesto, perchè volevamo che nel processo ci finisse lo ‘Stato Buono’ contro lo ‘Stato Cattivo’. E lo Stato deve fare giustizia”. Cosi Gianluca Tanda, parente di una delle vittime della valanga del resort che il 18 gennaio 2017 ha ucciso 29 persone e componente del Comitato Parenti delle vittime.

Slitta al prossimo 31 gennaio la decisione circa la riunione dei due procedimenti, mentre in chiusura di udienza il Gup Gianluca Sarandrea ha autorizzato le citazioni di responsabilità civile della Presidenza del Consiglio dei Ministri, del Ministero degli Interni, del Comune di Farindola, della Provincia di Pescara e della Regione Abruzzo; rigettate le richieste nei confronti del Mef, del Resort Gran Sasso e della Prefettura in quanto ente non autonomo.

Il collegamento con il  Tg8