L’Aquila, dirigente pubblico con incassi da privato

Sequestrati 340.000 euro dalla Guardia di Finanza di L’Aquila ad un dirigente pubblico della Asl con incassi da privato.

Pur essendo dirigente della ASL1, avrebbe svolto attività professionale privata non occasionale, per questo la Guardia di Finanza dell’Aquila ha sequestrato al dirigente circa 340.000 euro. Il sequestro, disposto dalla Corte dei Conti, è motivato dal fatto che il dirigente della Avezzano-Sulmona-L’Aquila avrebbe svolto, in modo continuativo e non occasionale, una rilevante attività professionale privata, inizialmente senza la prevista autorizzazione dell’amministrazione di appartenenza, poi in difformità della stessa. Secondo le indagini delle Fiamme gialle il dirigente, dal 2007 al 2015, sebbene titolare di un incarico a tempo pieno, si sarebbe occupato di progettazioni, collaudi e direzione lavori per conto di privati, nell’ambito della ricostruzione post-sisma. Inoltre, per diversi anni, l’attività professionale extra-istituzionale sarebbe stata svolta senza la prevista autorizzazione, richiesta all’amministrazione di appartenenza solo nel 2012. Che l’attività da libero professionista fosse prevalente rispetto a quella pubblica sarebbe emerso con chiarezza dalla quantificazione dei compensi complessivi percepiti dal dirigente, il quale ha continuato ad esercitare regolarmente l’attività extra-istituzionale per vari committenti.

“Rapportando le due diverse tipologie di introiti – si legge nel comunicato della Finanza – risultava chiaramente che l’attività extra-istituzionale non fosse solo adeguatamente lucrativa ma, in alcuni anni, addirittura prevalente rispetto a quella svolta alle dipendenze dell’ente pubblico”.

La sanzione prevista in questi casi prevede l’obbligo di versamento del compenso indebitamente ricevuto dal dipendente pubblico su un conto corrente dedicato dell’amministrazione d’appartenenza, da destinarsi all’incremento del fondo di produttività dello stesso ente. Secondo le investigazioni della Tributaria il danno erariale subito dalle casse pubbliche a causa dei mancati versamenti dei compensi percepiti dai privati ammonterebbe a circa 340.000 euro, comprensivi di interessi, rivalutazioni e spese accessorie.