Agronomi d’Abruzzo: “I boschi sono in stato di abbandono”

Un appello che è anche un atto d’accusa quello della Federazione regionale degli Agronomi e Forestali d’Abruzzo che segnala lo stato di abbandono dei boschi. Il “polmone verde” respira troppa burocrazia secondo il presidente Mario Di Pardo.

Un tempo era nota come regione verde d’Europa e ancora oggi può vantare, a buon diritto, una superficie boschiva grande quasi quanto quella del Piemonte: 438.590 ettari, con un indice boschivo che arriva al 40%. Peccato però che, secondo quanto segnalato dagli agronomi e forestali, si tratti per lo più di aree abbandonate a se stesse.

“Colpa di una cronica mancanza di programmazione del settore – afferma il presidente della Federazione dei dottori Agronomi e Forestali dell’Abruzzo, Mario Di Pardo – che comporta la quasi totale mancanza di figure professionali appropriate negli organici della Regione e la difficoltà a completare in tempo, nei pur ampi periodi garantiti dalla Legge quadro forestale, gli iter autorizzativi per i progetti di taglio. Inoltre, nell’ultimo decennio, abbiamo assistito ad una sempre maggiore “burocratizzazione” e a una costante diminuzione delle risorse finanziarie previste nell’ambito delle misure forestali del Programma di Sviluppo Rurale”.

In sostanza, secondo gli agronomi e forestali abruzzesi, il settore sarebbe semi paralizzato e mancherebbe il regolamento sulla legge quadro regionale, promulgata nel 2014 dopo un ritardo decennale.

“Un risultato raggiunto anche grazie alla collaborazione tecnica-istituzionale della Federazione – dica ancora Di Pardo – il Regolamento sarebbe dovuto arrivare 180 giorni dopo, ma attualmente esiste solo una bozza. La Federazione e altri enti hanno inviato delle osservazioni al Regolamento perché ritenuto troppo articolato e complesso e di difficile applicazione. Nel frattempo tutto tace. Le risorse umane destinate al settore sono totalmente inadeguate e la Regione Abruzzo ha assunto, con una riforma, tutte le competenze una volta svolte dal Corpo Forestale dello Stato, avocando a sé una miriade di compiti che hanno finito per indebolire ancora di più il settore”.