Pescara, giornata della legalità alla Mazzini

Nell’ambito delle celebrazioni per la Giornata della Legalità, la scuola Mazzini di Pescara organizza l’incontro “A tu per tu con Gino Pantaleone, autore moderno a favore della legalità”.

L’incontro si terrà il primo giugno nell’aula magna dell’istituto scolastico della scuola secondaria Mazzini di Pescara e si inserisce nelle celebrazioni della Giornata della legalità, che quest’anno coincide con il 25° anniversario della strage di Capaci, in cui persero la vita il giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e gli uomini della scorta Vito Schifano, Rocco Dicillo, Antonio Montinaro.

“Il percorso di educazione alla legalità che permea tutte le attività svolte nella nostra scuola, strutturato anche come percorso verticale nei tre ordini di scuola, vede la scuola impegnata in più attività. Il 23 maggio abbiamo partecipato con performance e riflessioni alla manifestazione sulla legalità organizzata dalla LAAD a Villa Sabucchi. Il 1° giugno, nella nostra scuola, incontreremo Gino Pantaleone, autore moderno a favore della legalità. L’incontro con l’autore, promosso dalla dirigente scolastica Elena Marullo e dalla professoressa Laila Di Michele, sarà rivolto agli alunni della scuola”.

Il libro di Pantaleone, Dario Flaccovio Editore, si chiama “Servi disobbedienti-Leonardo Sciascia e Michele Pantaleone: vite parallele”. La prefazione è di Gaetano Savatteri.

Gino Pantaleone è un poeta e scrittore palermitano. In questo saggio affronta l’analisi peculiare e raffinata di Sciascia, quella cruda e senza peli sulla lingua di Michele Pantaleone: due amici, entrambi siciliani,  ma anche due icone scomode e spesso isolate. Il libro rivisita il percorso culturale, politico e letterario dei due intellettuali. Scrive Savatteri nella sua prefazione “ricostruire la tensione e le difficoltà del tempo passato, ricordando che dobbiamo ringraziare Pantaleone e Sciascia per averci spiegato, con rigore e metodo, cos’era la mafia (o, addirittura, che esisteva la mafia, quando cardinali, politici e magistrati ne negavano perfino l’esistenza), è il merito di questo lavoro, essenziale per non perdere la memoria. Anche, e soprattutto, quando la memoria è fatica e responsabilità”.

“I servi disobbedienti – scrive Pantaleone – sono proprio coloro che conservano salde le proprie convinzioni anche quando gli altri pensano si tratti di ingenuità o velleitarismo e affrontano – anche in solitudine – le battaglie, pur consapevoli che vincere sarà difficile, proprio come gli uomini “dal tenace concetto”, qualità rifilata a fra Diego La Matina in Morte dell’Inquisitore da Leonardo Sciascia. Sia Pantaleone che Sciascia hanno avuto una fine amara, per Sciascia segnata dalla valanga di critiche dopo l’ormai famoso articolo sui professionisti dell’antimafia; crudele e impietosa per Michele Pantaleone, abbandonato da tutti, dai giornali, dagli editori, dalla politica, dal suo stesso partito con l’aggravante che è stato totalmente e volutamente dimenticato”.