Pasolini: il docufilm “Il corpo e la voce” a Pescara

Pasolini raccontato da Pasolini, senza mediazioni accademiche o interpretazioni giornalistiche: è il docufilm “Il corpo e la voce”, oggetto di un incontro promosso dal Club Rotary Pescara Nord.

Il docufilm di Rai Teche , di Maria Pia Ammirati, Arnaldo Colasanti e Paolo Marcellini, sarà al centro dell’incontro “Pasolini, il corpo e la voce”, organizzato dal Rotary club Pescara Nord all’auditorium Petruzzi, venerdì 18 novembre. L’incontro, che inizierà con i saluti del presidente del Club Rotary Pescara Nord, Carmine Ciofani e proseguirà con gli interventi della stessa Maria Pia Ammirati, direttrice di Rai Teche, del critico letterario Arnaldo Colasanti, del regista Paolo Marcellini, e del docente dell’Università d’Annunzio, Ugo Perolino.
Il documentario “Il corpo e la voce”, realizzato con la consulenza di Graziella Chiarcossi, è stato proiettato in anteprima a Roma nel 2015.

“Volevamo raccontare una verità umana e morale – narrano gli autori – ancora tutta da scoprire attraverso un autoritratto inedito, costruito solo con i materiali di archivio custoditi da Teche Rai. Emerge il poeta maestro, la voce contraddittoria e polemica, lo sguardo struggente e spesso umoristico di un uomo, per la sua Italia amata e temuta. Per realizzarlo Rai Teche ha attinto da oltre 60 ore di materiale girato: colloqui, trasmissioni, immagini di repertorio, film e una massa infinita di informazioni”.

Dal pubblico al privato, dal cinematografico al letterario, dal politico al sociale, gli spettatori “viaggiano” nella complessa psiche e nell’attualissima arte pasoliniana. E’ lo stesso Pasolini a raccontarsi, con estrema lucidità:

“I primi film, da Accattone a Il Vangelo secondo Matteo, da La ricotta a Edipo Re – raccontava Pier Paolo Pasolini – li ho fatti sotto il segno di Gramsci e mi sono illuso di fare opere nazional-popolari, poi il popolo si è trasformato in qualcos’altro, quello che i sociologi chiamano massa, e a questo punto mi sono rifiutato, non programmaticamente, non aprioristicamente, di fare prodotti consumabili da questa massa, e quindi ho fatto film d’elite, apparentemente antidemocratici, aristocratici…”.