L’Aquila, cimitero: un container trasformato in alcova per coppiette

Nel cimitero dell’Aquila un container utilizzato come camera ardente nel post-sisma e diventato luogo di ritrovo per coppiette. Prostituzione? Forse più un discorso di degrado e inciviltà.

Sesso tra gli anfratti del cimitero dell’Aquila. Non una questione di prostituzione – che all’Aquila esiste ma resta un fenomeno marginale, come ha sempre evidenziato la Questura – quanto piuttosto una situazione di degrado, forse meglio dire d’inciviltà. Che è tornata alla ribalta durante i giorni in cui si onorano i morti, a cavallo tra la fine di ottobre e il 2 di novembre, con i cittadini che fanno visita ai propri cari scomparsi in un cimitero ancora in balìa della ricostruzione post-sisma.Oltre ai loculi scoperchiati, alle zone rosse polverose e abbandonate e ai fiori lasciati tra le transenne per l’impossibilità di accedere all’interno, spuntano da ogni parte profilattici e fazzoletti di carta. Via della Polveriera e via del Torcituro le zone maggiormente prese d’assalto evidentemente più da coppiette in cerca di angoli in cui appartarsi che da prostitute con i loro clienti, nonostante in quelle vie ci siano una scuola elementare provvisoria, attività commerciali, diverse abitazioni: e sono proprio i residenti a lamentare e denunciare i casi di prostituzione e di degrado che insiste nella zona ormai da anni.

Meta preferita per il sesso veloce è anche il container a ridosso del cimitero, utilizzato negli anni dopo il sisma come camera ardente e ancora lì, facile destinazione per le coppie in cerca di un luogo in cui appartarsi. Una questione dunque di decoro, non più derogabile secondo i residenti della zona, stanchi di combattere da anni con una condizione di scarso controllo. A preoccupare non è, dunque, la prostituzione in quanto tale. L’Aquila resta, per quanto riguarda la prostituzione, una sorta di oasi nel deserto in Abruzzo e in Italia (come abbiamo raccontato con altri servizi su questo giornale), un fenomeno pur sempre da controllare anche se, dopo il terremoto, le lucciole in strada sono praticamente scomparse, per tornare alla ribalta in concomitanza con l’adunata degli Alpini, tre anni fa. Mentre da un paio d’anni prostitute rumene per lo più arrivano con grandi macchine da Pescara e sono una presenza costante soprattutto davanti all’ingresso principale del cimitero.

Controllate più volte dalla Squadra mobile dell’Aquila, portate in Questura e allontanate, tornano imperterrite: sono ragazze libere, non sfruttate, che si prostituiscono per scelta, e dunque anche difficile da mandare via: secondo la legge italiana il reato non è la prostituzione in quanto tale, bensì il suo sfruttamento. E allora cosa fare? Occorre intervenire facendo prevenzione, con il controllo delle forze dell’ordine da un lato – che possono allontanare le prostitute con un foglio via – e con le ordinanze del sindaco per evitare contrattazioni sulla pubblica via e, quindi, bloccare sul nascere situazioni di degrado.

Quanto alle coppiette che trasformano in alcova un container destinato alle bare dei defunti, occorre forse recuperare un certo grado di educazione e di rispetto di luoghi di intimo raccoglimento, come appunto può essere un cimitero. Ma questa è un’altra storia.