Santa Croce: esposti incrociati in Procura

Santa Croce, esposto alla Procura della Repubblica di Avezzano contro “sciopero illegittimo stabilimento di Canistro”. Colella: “Stop a trattative e no a ricatti”. Ma anche la Regione e il Comune si rivolgono ai magistrati

La società Santa Croce ha inviato un esposto tra gli altri alla Procura della Repubblica di Avezzano, al Prefetto e al Questore dell’Aquila, ai Carabinieri e al Presidente della Regione “per denunciare – si legge nel comunicato della società – l’attuazione attraverso condotte delittuose dello sciopero da parte di dipendenti e sindacati nello stabilimento di Canistro dove si imbottiglia l’acqua minerale distribuita a livello nazionale.” Lo fa sapere il patron della Santa Croce, Camillo Colella, il quale motiva la scelta di interrompere le trattative con regione e sindacati e lavoratori, non partecipando al tavolo convocato all’Aquila, dal vice presidente della giunta regionale Giovanni Lolli. Nel documento si chiede di “adottare ogni più opportuna misura affinché lo sciopero si svolga nel rispetto dei reciproci diritti ed in assoluta sicurezza, evitando ulteriori attività illecite e comunque garantendo il libero e sicuro transito di mezzi e persone da e per lo stabilimento”.

“Non partecipiamo alla riunione e alle trattative perché la Santa Croce non sta ai ricatti – spiega Colella -. Nel summit di ieri abbiamo manifestato concrete disponibilità assicurando l’anticipazione della cassa integrazione, ci aspettavamo aperture come la cessazione dello sciopero, invece, oggi sono state cambiate le carte in tavola con un gioco al rialzo che vede la Regione complice di sindacati e lavoratori e con il Comune di Canistro protagonista di un silenzio assordante. Non saranno più prese in considerazione richieste fino a quando non potremo entrare nello stabilimento. Stiamo subendo da mesi danni che qualcuno pagherà – continua l’imprenditore -. Come ho fatto la scorsa settimana, quando ho allertato ufficialmente le forze dell’ordine sull’arrivo di tir a Canistro, mi rivolgo alle istituzioni e a polizia e carabinieri affinché vengano assicurati i miei diritti nel poter disporre di una mia proprietà. Non e’ possibile permettere ancora a lavoratori e sindacati di impedire l’ingresso e di minacciare noi proprietari, gli autotrasportatori e gli stessi dipendenti che non stanno facendo sciopero. Non e’ possibile che tutto ciò avvenga davanti alle forze dell’ordine. In qualche modo dobbiamo essere tutelati insieme ai tanti che sono legati a noi, come fornitori, clienti, indotto ed autotrasportatori. Rassicuriamo comunque tutti perché producendo da altri stabilimenti manteniamo impegni ed ordinativi”.


Ma anche Lolli e Di Paolo annunciano ricorso in Procura

“Ci vediamo costretti a procedere per via giudiziale a tutela degli interessi dei lavoratori”. E’ quanto hanno affermato il vicepresidente della Giunta regionale, Giovanni Lolli, e il sindaco di Canistro, Angelo Di Paolo, al termine della riunione di questa sera sulla vertenza Santa Croce. Nonostante l’assemblea dei lavoratori, che si è tenuta in mattinata a Canistro, abbia accettato le proposte avanzate ieri dall’azienda, la stessa non si è presentata al tavolo di questa sera per ratificare l’accordo sulle base delle proposte che aveva presentato ai lavoratori nemmeno 24 ore prima. L’ipotesi di accordo si basava su seguenti punti: pagare subito l’anticipo della Cassa Integrazione per il mese di settembre; pagare la cassa integrazione di ottobre alla data della scadenza contrattuale; versare per intero tutti gli importi (250 mila euro) relativi al Fondo di previdenza complementare Alifond; dare seguito alla chiusura della procedura di mobilità aperta l’8 settembre scorso e collocare i lavoratori in mobilità come ultimo ammortizzatore sociale fruibile; corrispondere il 50% del Tfr e di tutte le competenze maturate comprese ratei di 13a e 14a mensilità e ferie maturate e non pagate) alla data del licenziamento e il rimanente 50% nei mesi successivi.

“A questo punto – annunciano Lolli e Di Paolo – avendo cercato nei mesi passati e ancora in questi giorni ogni tentativo possibile per giungere a un accordo corretto, equilibrato e rispettoso degli interessi in campo, delle esigenze dei lavoratori e del ruolo delle istituzioni, ci vediamo costretti a procedere per via giudiziale a tutela degli interessi pubblici”. Da qui la decisione di presentare “un esposto-denuncia alla Procura di Avezzano con la richiesta di immediato sequestro dello stabilimento Santa Croce e, in via subordinata, comunque il sequestro delle bottiglie d’acqua nella assoluta e documentata certezza che si tratta di un bene della Regione, come dimostrano gli acquisti effettuati in alcuni supermercati che testimoniano – attraverso i codici dei lotti – che l’imbottigliamento è successivo alle comunicazioni regionali di astenersi da qualsiasi attività di sfruttamento della risorsa idrica”.