Biodiversità Abruzzo, tra record e infrazioni

Una regione che procede con il passo del gambero: secondo la Stazione Ornitologica la biodiversità in Abruzzo vive tra record e procedure d’infrazione.

Secondo la segnalazione della Stazione Ornitologica abruzzese la regione fa un passo avanti e due indietro, visto che non ha approvato le azioni per la tutela e la corretta gestione del patrimonio di valore mondiale. Eppure la biodiversità abruzzese è così preziosa che il 38% del territorio è nella Rete Natura 2000 voluta dall’Unione Europea con la Direttiva “Habitat” del 1992.

“In Abruzzo la biodiversità è da record, ma scatta la procedura d’Infrazione da parte della Commissione Europea per i gravissimi ritardi nella definizione delle Zone Speciali di Conservazione e nell’approvazione nei Piani di gestione dei SIC e ZPS con misure di conservazione e sviluppo. Orsi, camosci, orchidee, aquile reali e decine di altre specie ed habitat hanno bisogno di tutela. Occorre vietare nei SIC (Siti di interesse comunitario) nuove captazioni idroelettriche e prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi, oltre a mettere in sicurezza le infrastrutture per la fauna. Studi e piani giacciono in regione da un anno e mezzo. Voluti dall’assessore Febbo e pagati 3 milioni dall’Unione Europea, sono stati redatti da Comuni, aree protette ed esperti. La Commissione Europea un anno fa, il 23 ottobre 2015, ha attivato la procedura d’infrazione 2015/2163 contro l’Italia e l’Abruzzo ai sensi dell’articolo 258 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea, concernente la mancata designazione delle Zone Speciali di Conservazione (ZSC) e la mancata adozione delle misure di conservazione”.

Le norme comunitarie prevedono la trasformazione dei SIC in ZSC, con specifiche misure di conservazione e sviluppo territoriale. Le azioni di tutela devono essere attivate anche nelle Zone di protezione Speciale per l’avifauna (ZPS).

“Tra le misure di conservazione alcune sarebbero utili ad evitare proprio i gravissimi fatti che hanno assurto agli onori delle cronache in queste ore, la messa in sicurezza di strade e infrastrutture per la fauna. Poi servono norme attente di conduzione dei pascoli con un carico di bestiame che non danneggi i rari habitat montani. Oppure una gestione sostenibile delle foreste con tagli al di fuori del periodo riproduttivo dell’avifauna lasciando in piedi gli alberi maturi ricchi di rifugi per i chirotteri. La nostra regione, con l’assessore Febbo, aveva finalmente attivato, grazie ai fondi del precedente Piano di Sviluppo Rurale, la redazione di decine di Piani di gestione, in larga parte affidandone la stesura ai Comuni e alle aree protette che si sono avvalsi di università ed esperti (anche la stessa S.O.A. ha collaborato per 5 di essi). Molti piani sono stati già condivisi a livello territoriale con i portatori di interesse e per una volta i tempi di consegna degli elaborati alla Regione sono stati rispettati. Diverse ricerche hanno portato a scoperte importanti per la tutela delle specie e degli habitat e sono stata addirittura pubblicate e divulgate in consessi scientifici nazionali ed internazionali. Insomma un lavoro di cui andare fieri. La Regione a questo punto doveva attivare quindi la procedura di approvazione finale dei Piani garantendo un’ulteriore partecipazione dei portatori d’interesse attraverso la procedura di Valutazione Ambientale Strategica con pubblicazione dei documenti e periodo per le osservazioni del pubblico. Invece da oltre un anno tutto è bloccato per una ridicola spirale politico-amministrativa che non ha senso. I consiglieri della vecchia maggioranza, che i Piani li ha voluti, ora fanno incredibilmente ostruzionismo. La nuova amministrazione ha avviato un percorso di approvazione accidentato fatto dell’ennesima proposta di legge, quando si potrebbe usare la legge urbanistica del 1983 per la procedura di approvazione. Un caos che vede la Commissione Europea pronta a sanzionare pesantemente la Regione. Ora si cerca di venire fuori dall’impasse con una semplice Delibera di Giunta sulle sole misure di conservazione. Una scorciatoia che rischia di trasformarsi nella classica buccia di banana e in un boomerang per via del fatto che norme di questa portata devono comunque essere approvate secondo procedure ben più approfondite e, soprattutto, attraverso la partecipazione del pubblico. La Natura abruzzese non può più aspettare: la Giunta Regionale dia risposte”.