Grandi rischi, risarcimenti chiesti indietro: ricorso contro lo Stato

Nulla è dovuto indietro. Anzi, i familiari delle vittime del terremoto “non soltanto non devono restituire le provvisionali allo Stato, ma la presidenza del Consiglio deve riconoscere l’intero risarcimento dei danni stabilito dai giudici di primo grado”.

A sostenerlo è l’avvocato Wania Della Vigna che con il marito Guido Felice De Luca difende i parenti di alcune vittime nel terremoto che devastò L’Aquila il 6 aprile del 2009. I due avvocati hanno scritto una lettera alla Presidenza del Consiglio dei ministri e al dipartimento della Protezione civile, con cui smontano le motivazioni della citazione in giudizio ai parenti delle vittime, dai quali lo Stato rivuole indietro gli 8 milioni di euro di risarcimento, che furono riconosciuti al termine del processo di primo grado che ha visto sul banco degli imputati la Commissione grandi Rischi.

Una sentenza di condanna a cui hanno fatto però seguito due sentenze successive della Corte d’appello e della Cassazione, che hanno ribaltato il verdetto e assolvendo tutti gli imputati, tranne uno, Bernardo De Bernardinis, vice capo della Protezione civile, relativamente a una parte dei capi di imputazione. Una condanna che per gli avvocati Della Vigna e De Luca, stabilisce le responsabilità della presidenza del Conslgio che ha l’obbligo di corrispondere tutto quello che è ancora dovuto. C’è dolore e sorpresa invece tra i parenti delle vittime, anche tra chi non rientra tra coloro chiamati a restituire le provvisionali. “La verità è che la vita umana non ha prezzo, ma lo Stato non considera le persone e il loro carico di dolore”; così commenta al telefono la vicenda Maurizio Cora, avvocato aquilano che otto anni fa perse moglie e due figlie sotto le macerie.

“Ritengo – sostiene Cora – che in una città in cui sono state risarcite anche le più minute situazioni, abbia titolo al risarcimento ogni famiglia dei 309 morti aquilani, una priorità in considerazione delle vite umane perdute e del dolore immenso delle famiglie delle vittime. Lo Stato risarcisce bei materiali ma non le persone. Un atteggiamento grave dal punto di vista etico”.

Non certo perché possa esistere un risarcimento monetario per la perdita di vite umane.

Per Cora “lo Stato ha sbagliato, all’esito poi di una condanna che sicuramente stabilisce che una responsabilità c’è stata”.

Ossia quella di De Bernardinis – condanna che ha stabilito che c’è stato un comportamento particolare, tenuto in quel caso dal vice capo della Protezione civile, “che ha condizionato il comportamento di alcune persone. Tutti siamo stati tratti in inganno e condizionati da quel comportamento”, conclude Cora.

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