L’Aquila, Perdonanza. Di Matteo: senza Dama a rischio la candidatura Unesco

Dama della Bolla sì, Dama della Bolla no. La città si divide su uno dei passaggi più delicati e controversi delle nuove linee guida che regoleranno la Perdonanza celestiniana, elaborate dal comitato scientifico.

Una sorta di disciplinare da cui partire per ripensare il giubileo di Papa Celestino V, e che sarà però infine sottoposto alla giunta comunale e al comitato organizzatore, che punta a rimettere al centro della Perdonanza il suo significato più profondamente religioso ma anche civico, liberandola dagli elementi non storici che si sono aggiunti nel tempo. Come, appunto, il fatto che a condurre la Bolla celestiniana dagli anni ’80 sia una giovane Dama affiancata dal Giovin Signore.

Per la storica dell’arte Giovanna Di Matteo, che per diversi anni ha curato la ricostruzione filologica del corteo della Perdonanza, sarebbe però un errore strategico andare a modificare il ruolo attuale della Dama della bolla, dato che fa parte del protocollo del corteo storico inserito nell’iter per il riconoscimento, da parte dell’Unesco, della Perdonanza celestiniana come bene culturale immateriale patrimonio dell’umanità.

Un “sommovimento che non sarebbe funzionale – secondo Di Matteo – perché rischierebbe di aiutare chi rema contro la candidatura della Perdonanza come bene immateriale dell’Unesco.

Figura nata negli anni Ottanta, con l’amministrazione De Rubeis, che ripropose il Corteo come oggi lo conosciamo, scegliendo la Dama che porta la Bolla dalla sede municipale alla Basilica di Collemaggio, e l’altro il Bastone del Getsemani, un modo per rendere evidente il rapporto che c’era tra la municipalità e la conservazione della Bolla. L’idea dell’amministrazione fu, all’epoca, quello di coinvolgere i giovani che in questo modo venivano messi al centro del corteo, e venivano scelti i due studenti più bravi dell’anno. Anche il corteo è una “finta”:

In realtà nel Medioevo c’erano tanti piccoli cortei di fedeli, gruppi di persone che andavano e venivano in città, provenienti anche dai castelli del comprensorio e che nei giorni della Perdonanza raggiungevano la basilica di Collemaggio e le chiese dell’Aquila. La Perdonanza è sempre stata una festa e – per la storica Di Matteo – non bisogna avere paura di concepirla come una festa, ci sono croniche del ‘600 che ci raccontano come la banda si lamentasse che non era stata pagata.

Ma il sindaco Pierluigi Biondi precisa:

Non c’è l’intento di abolire o cancellare dal corteo i figuranti in costume, bensì di avviare la ridefinizione della modalità di scelta della persona che in abiti civili avrà l’onore di portare l’astuccio della Bolla. Modalità che faranno riferimento al merito sociale di persone che si sono distinte nella Comunità aquilana.

Già l’amministrazione Cialente, tramite l’allora comitato scientifico, propose una rivisitazione del corteo in chiave più autentica, ponendo come figura centrale il capo della polizia municipale, che portò per una volta soltanto la Bolla fino a Collemaggio: un’idea bocciata dalla cittadinanza, che in più punti finì con il fischiare sindaco e comandante al loro passaggio.

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