Abruzzo: “Noi sopravvissuti del mare, aggrappati alla vita”

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Dopo il salvataggio miracoloso del pescatore di Martinsicuro, Giovanni Amodio, rimasto in mare per quasi 40 ore, parla chi ha vissuto un’odissea simile. Intanto i pescatori dicono: “Sappiamo quando usciamo non quando rientriamo.”

“Mi è sembrato di rivivere la mia odissea e quella del mio amico nel dicembre del 2013”, così  Eddy Farias , ex calciatore ed oggi libero professionista, che con l’amico Pietro Nunziato, scampò alla morte in quel rigido inverno, quando la barca di cinque metri dove si trovavano, naufragò tra Ortona e Francavilla. Pietro aveva proposto a Eddy, titolare lui stesso del patentino di pesca che usa per le uscite in mare con la barca del nonno, di andare con lui a pesca. Nel primo pomeriggio la barca inizia a imbarcare acqua. Eddy fa appena in tempo a chiamare lo zio prima di finire in mare con l’amico. “Ci siamo aggrappati alla vita”, racconta Eddy, fino a quando, in ipotermia, furono individuati e salvati, la sera stessa, dalla Capitaneria.

“Sappiamo quando usciamo ma non se rientriamo, – dice Mimmo Grosso, armatore, – la marineria abruzzese ha avuto, negli ultimi tempi, i suoi lutti. Per affrontare il mare occorre prudenza, perizia, ma l’imprevisto è sempre dietro l’angolo, il vento, un ostacolo, e da lì è un attimo.” Angelo Gasparroni, armatore e pescatore per 60 anni, commenta l’episodio del giovane marittimo tratto in salvo dopo 40 ore, parla di episodio quasi miracoloso, perché in mare è difficile resistere per così tanto tempo.

Tutti, però, non possono fare a meno del mare che dà loro non solo da mangiare ma anche, in alcuni casi, restituisce la vita.

Il servizio del Tg8