Montesilvano: concluso l’incontro dei Vescovi d’Abruzzo

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Si è conclusa ieri a Montesilvano, la due giorni con gli 11 Vescovi d’Abruzzo e Molise e 300 delegati della Chiesa della regione.

“Non solo cattedrali. La Chiesa di oggi ha bisogno di essere presenza e sostegno nella vita quotidiana della gente”. Con queste parole il segretario della Conferenza Episcopale Abruzzese e Molisana mons. Camillo Cibotti scandisce il nuovo imperativo dei credenti d’oggi.
Si conclude con questa consapevolezza il convegno “Sognate anche voi questa Chiesa” che ha visto insieme gli 11 Vescovi dell’Abruzzo e del Molise e 300 delegati provenienti da tutte le realtà del territorio. Scelte mirate e nuovi progetti caratterizzeranno l’azione della Chiesa del futuro. Un programma che si articola tenendo conto delle nuove esigenze sociali e culturali. Lo hanno ben evidenziato le relazioni conclusive di mons. Bruno Forte, presidente della CEAM, e dei sociologi Attilio Danese e Paola Di Nicola.

Evangelizzare, accompagnare e integrare sono i tre verbi chiave da tener presente e tradurre in realtà per sostenere la famiglia oggi – ha spiegato mons. Forte, a chiusura dell’incontro. In una società dove la cultura del provvisorio, occorre proporre in tutte le forme e occasioni il messaggio che la famiglia rappresenta una risorsa e non un problema. E’ dunque necessario accompagnare i giovani che si preparano al matrimonio e nello stesso tempo accogliere le famiglie, anche quelle ferite.

Nella nota della CEAM si legge: 

 

Nelle due regioni analizzate, considerando anche gli immigrati, è sotto la soglia di una condizione di vivibilità un quarto delle famiglie, pari a più di 80.000 persone, mentre in alcune aree la disoccupazione giovanile, come abbiamo visto, ha quasi raggiunto il 60%. Le famiglie con figli sono sempre più a rischio povertà ed esclusione sociale. Il tasso sale al 48,3% per le coppie con tre o più figli rispetto al 39,4% dell’anno scorso e raggiunge il 51,2% se si tratta di minorenni. In particolare per le persone che vivono in coppia con almeno tre figli l’impossibilità di far fronte a una spesa imprevista di almeno 800 euro è passata dal 48,1% al 52.8%, mentre la quota di chi è in arretrato con mutui, prestiti o bollette passa dal 21,7% del 2014 al 30,4% del 2016. Ascoltare, provocare e coinvolgersi, sono invece i verbi che vanno messi in atto con i giovani che chiedono di essere ascoltati, senza pregiudizi e senza paure. I giovani non vogliono maestri che insegnino dall’alto di una cattedra, ma testimoni che li affianchino o li precedano in maniera convincente. I giovani , anche in Abruzzo e Molise, restano “figli” sempre più a lungo: quattro giovani su dieci tra i 25 e 34 anni, vivono ancora nella famiglia d’origine; il 45% dichiara di restare in famiglia perché non ha un lavoro e/o non può mantenersi autonomamente; la disoccupazione giovanile e il precariato risultano essere il dramma più grande che oramai vivono tutte le famiglie. La mancanza di lavoro è un problema reale, anzi, è “il” problema in questo momento, che colpisce la maggior parte delle famiglie, sviluppando una nuova povertà. C’è una forte mobilità, un forte precariato, un lavoro nero o sottopagato, che genera un’instabilità psicologica e relazionale delle persone, rendendo più difficile il pensare a prospettive per il futuro, come formare una famiglia. Il paradigma del lavoro come ‘impiego’ si sta esaurendo con una progressiva perdita dei diritti lavorativi e sociali, in un contesto di perdurante crisi economica che coinvolge fasce sempre più ampie della popolazione. Conoscere, personalizzare, condividere queste le scelte da fare riguardo ai poveri. Ci sono povertà fisiche e povertà spirituali, povertà materiali e povertà culturali. Ci sono poveri fra i giovani e gli adulti, fra i bambini e gli anziani. Occorre poi personalizzare, mettere al centro la persona, nella piena consapevolezza che il povero non è un oggetto né tanto meno un sacco da riempire, ma una persona umana, da rispettare, promuovere, amare. Condividere perché ogni intervento verso i poveri va inteso come una condivisione reciproca, uno scambio. Non c’è nessuno così povero che non abbia qualcosa da offrire all’altro. Queste azioni disegnano la Chiesa che vorremmo.