L’Aquila, Accord Phoenix: trattative a Roma per deciderne il futuro

Si deciderà a Londra il futuro dell’Accord Phoenix: l’azienda, che ha sede anche a L’Aquila e opera nel campo dello smaltimento e del riciclo di rifiuti elettronici, è finita nel mirino della magistratura. Trattative in corso a Roma.

E’ quanto emerso ieri al termine della riunione a Roma del Consiglio di amministrazione dell’azienda alla quale erano stati sequestrati quasi 5 milioni di euro, tra conti correnti e macchinari, oltre agli avvisi di garanzia notificati a tre dirigenti accusati di indebita percezione di contributi statali. L’azienda, ospitata nel Tecnopolo d’Abruzzo, ex polo elettronico aquilano, dà lavoro a 55 persone. La sua sopravvivenza è importante poiché offre una boccata d’ossigeno al tessuto occupazionale in crisi da anni. Il consiglio di amministrazione dovrà decidere se mantenere l’Accord in vita, con una ricapitalizzazione societaria di 10 milioni di euro (prima tranche dei fondi di Invitalia), mentre a breve avrebbero dovuto essere erogati ulteriori 6 milioni e mezzo, necessari, ribadiscono i sindacati, per il prosieguo delle attività. Attività che sinora non si sono fermate nonostante l’intervento della magistratura. Ma sull’arrivo della seconda tranche di finanziamenti sarà il Fondo internazionale che rappresenta il maggiore azionista a dire l’ultima parola.

L’alternativa è riportare i libri in tribunale, mentre aleggia lo spettro delle ingiunzioni di pagamento dei creditori. La speranza dei sindacati, che da venti anni cercano di ricollocare i lavoratori dell’ex polo elettronico rimasti disoccupati, è che si trovi un accordo per salvare il loro destino: 55 a oggi le persone assunte dall’Accord Phoenix,, ma l’impegno dell’azienda è sempre stato quello di arrivare a 120 dipendenti. Tra le ipotesi, c’è anche quella della nomina di un commissario straordinario che potrebbe traghettare l’azienda fino alla sua vendita, percorso avviato prima dell’inchiesta delle Fiamme gialle.