Vasto: riconosciuto innocente, ottiene 2000 euro

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Vasto: riconosciuto innocente, ottiene 2000 euro l’investigatore privato Piero Cunicella, uno degli undici imputati della vicenda che coinvolse anche il magistrato Antonio La Rana.

Certo non avrà la risonanza del caso Steven Avery, l’uomo che ha vissuto una vicenda giudiziaria così incredibile da finire nella sceneggiatura di una delle serie tv più apprezzate dal pubblico di Netflix, ma nel suo piccolo fa parlare di sé. Partiamo dagli USA: la docu-serie “Making a Murderer”, di Laura Ricciardi e Moira Demos, racconta la storia di un uomo condannato nel 2005 a 32 anni di prigione per aver violentato e ucciso Teresa Halbach, una giovane fotografa. Riconosciuto innocente dopo 18 anni di prigione, Avery avrebbe dovuto percepire un risarcimento di milioni di dollari, ma è stato accusato di un altro omicidio e rimesso in carcere. La serie tv ipotizza che l’uomo sia stato incastrato dagli stessi funzionari che lo avevano accusato nel 1985, al solo scopo di bloccare il risarcimento milionario. In seguito alla serie tv sono anche partite due petizioni che hanno già raccolto 150.000 firme per sollecitare la liberazione dell’uomo. Noi parliamo invece di un uomo di Vasto, di un’ipotesi di reato decisamente meno grave e di un risarcimento molto minore, quasi ridicolo se si considera l’ingiusta accusa che ha perseguitato Piero Cunicella per anni. L’inchiesta partì da Bari e coinvolse undici persone, tra le quali Cunicella. I capi d’imputazione, formulati a vario titolo, erano di favoreggiamento, rivelazione del segreto d’ufficio, accesso abusivo al sistema informatico del Tribunale di Vasto e calunnia. La sentenza, dopo diverse ore di camera di consiglio, stabilì il non luogo a procedere per gli 11 imputati: il magistrato vastese Antonio La Rana, Maria Rosaria Catania e Silvio De Vincentis, cancellieri al Tribunale di Vasto, Ciro D’Augelli e Luigi Malandra, marescialli dell’Arma dei Carabinieri, Piero Cunicella, investigatore privato, Stefano Moretti, perito infortunistico, Giuseppe Forte, giornalista, Silvia Celenza, dipendente del Comune di Vasto, Giuseppe Di Risio, appuntato in congedo dei Carabinieri, e Gianni Petroro, imprenditore. La giustizia è stata così lumaca che Cunicella, risultato estraneo alle accuse, ha chiesto e ottenuto dal Ministero competente un risarcimento per danni morali di ben… 2.000 euro. I fatti risalgono al 2004, il processo si è celebrato nel 2011, il risarcimento è stato disposto nel 2016. Forse, i veri protagonisti di una docu-fiction dovrebbero essere i tempi della giustizia italiana.