Appendicite: bimbo dimesso a Teramo, salvato a Pescara

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Appendicite: bimbo dimesso dall’ospedale di Teramo, viene salvato al Santo Spirito di Pescara dopo dodici giorni di calvario e cure inutili.

Tutto è cominciato il 22 dicembre con alcuni dolori di pancia. La mamma del bimbo di appena tre anni riporta a casa il figlioletto dall’asilo, ma il 24 dicembre la febbre arriva a 40 e i genitori portano il piccolo al pronto soccorso di Teramo, dove gli viene diagnosticata una gastroenterite. Ricoverato nel reparto di pediatria, il bimbo viene dimesso il 29 con una cura di fermenti lattici e antidolorifici; la visita di controllo fissata all’8 gennaio. Ma i crampi addominali continuano sempre più forti e il 2 gennaio il piccolo viene riaccompagnato al pronto soccorso teramano, dove gli diagnosticano meteorismo addominale. Tornato a casa, il bimbo viene portato al pronto soccorso per la terza volta il 3 gennaio: diagnosi, un’infiammazione genitale da curare con tachipirina.

Ma il bimbo continua a stare male, tanto che la mamma il 4 gennaio si rivolge a un chirurgo pediatrico che prescrive un’ecografia, indispensabile per vederci chiaro e fino a quel momento mai effettuata. Il 5 gennaio la prenotazione al Cup: l’ecografia è fissata al 7 gennaio, ma il bambino è troppo debilitato e la mamma pretende che l’esame sia effettuato subito. L’esame evidenzia una massa, identificata come un possibile ammasso di feci, e la pediatra di turno rimanda tutto alla visita dell’8 gennaio, data fissata a dicembre come controllo, dopo le prime dimissioni dall’ospedale.

Il piccolo però continua a peggiorare e allora viene portato all’ospedale di Pescara, dove viene finalmente diagnosticata l’appendice perforata, causa dei crampi addominali e del lungo calvario del piccino. Operato d’urgenza nel reparto di chirurgia pediatrica del Santo Spirito di Pescara, il bimbo si sottopone a due trasfusioni di sangue, dopo il sopraggiungere di un’emorragia.

Attualmente è ancora ricoverato, ma il peggio è passato, nonostante l’intervento chirurgico sia giunto dopo due settimane di cure inutili.

Sul caso intanto la direzione sanitaria della ASL di Teramo ha attivato un’indagine conoscitiva attraverso l’attivazione della propria unità operativa di gestione del rischio clinico, al fine di chiarire cosa è accaduto e perché.