Ancora 48 ore per sapere se il mare di Pescara è balneabile

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Pescara, ancora 48 ore: non è il titolo di un film, ma il tempo che occorre per sapere se i tratti interdetti alla balneazione sono tornati balneabili. Qualche cartello però è già sparito o è stato abbattuto.

Quando la sorte viaggia più veloce della burocrazia: i nuovi prelievi previsti oggi ci diranno dire se il mare di Pescara è tornato balneabile anche nei tratti interdetti; l’esito si conoscerà tra un paio di giorni, tuttavia le “forze oscure” sono scese in campo con un certo anticipo estirpando i cartelli, come a dare per scontato ciò che sulla carta ancora non lo è, ossia il via libera all’estate. Eccezioni a parte (quella di via Balilla, dove per decretare l’acqua pulita occorrerà un altro prelievo dall’esito positivo)  proprio l’estate che sembra non arrivare mai si sta rivelando l’asso nella manica del sindaco Alessandrini: il ritardo della stagione balneare è un alleato prezioso per scongiurare la rivolta, perché se piove e al mare non ci si può andare, l’effetto negativo del cartello viene depotenziato. Dunque l’estate che non arriva, quasi un insulto per i pescaresi veraci che il primo bagno di norma se lo fanno già a metà aprile, ha fatto sì che la cosa destasse meno indignazione di quanto avrebbe potuto. Ora però il tempo degli sconti è agli sgoccioli, non resta che attendere le fatidiche 48 ore per sapere se i valori sono tornati nella norma anche lì dove i colibatteri e colifecali danzavano allegramente sulla cresta dell’onda. Poi, come per magia, arriverà anche il bel tempo, il caldo africano porterà tutti al mare, dove gli ombrelloni faranno dimenticare che, poco prima, affondati nella sabbia c’erano i cartelli col divieto di balneazione. Cartelli divelti forse da un vento pietoso, forse da una mano complice o forse solo dal destino ineluttabile che vede in Pescara una città di mare, nonostante tutto e tutti coloro che hanno adottato scelte sbagliate. Così, mentre i bagnanti tirano fuori il costume pregustando nuotate in libertà e senza dermatiti, alcuni balneatori si attrezzano per fronteggiare un’altra questione: l’erosione marina. Sarebbe questa, a loro dire, la ragione che muove l’intenzione di realizzare dei pontili in legno a raso dalla battigia verso il largo. Un po’ come le scogliere a pettine di uno dei tanti progetti antierosione messi in campo negli ultimi anni, solo che qui, diversamente dalle scogliere a pettine, ci si potrà camminare agevolmente anche senza scarpette di gomma. Chissà che non ne approfitti pure il presidente della Regione, Luciano D’Alfonso, che potrebbe consolarsi del recente sogno infranto – il ponte del cielo – vedendolo moltiplicarsi in tanti piccoli ponticelli sulla sabbia. Sempre che la signora “no” della Soprintendenza non frantumi le speranze anti-erosive e anche un po’ pro-turisti dei balneatori pescaresi.

messi i divieti

mare migliora

 

Il Video:[youtube url=”https://www.youtube.com/watch?v=qDSxVoh6sc4″ width=”560″ height=”315

Il Forum abruzzese dei Movimenti dell’Acqua sulla questione della balneazione in Abruzzo afferma che “Far credere che bastano due analisi favorevoli per riaprire un tratto di balneazione classificato ufficialmente in qualità “scarsa” è da irresponsabili; chi dovesse sostenere ciò non solo non conosce le leggi ma proporrebbe una comunicazione scorretta al cittadino. Amministratori e funzionari che dovessero riaprire alla balneazione basandosi esclusivamente su due analisi positive agirebbero contra legem. Nel caso siamo pronti a denunciare tutto alla Procura e alla Commissione Europea.In questi giorni si sta facendo spasmodica l’attesa dei risultati del campionamento in corso in mare da parte dell’ARTA, quasi che questi campionamenti possano risolvere la questione della balneazione. Nel 2015 la stagione si aprì con la classificazione “scarsa” dei tratti di Via Mazzini e via Balilla. Anche nel 2015 ci furono due analisi consecutive positive e si riaprirono i tratti di via Mazzini e via Balilla senza peritarsi di aver eliminato le cause della contaminazione (anzi, pur sapendo che i problemi erano ancora più gravi con la rottura della condotta fognaria). Sappiamo come è andata a finire. Per capire come questa corsa all’ultima analisi sia concettualmente errata basta ricordare che l’anno scorso a Via Balilla quasi il 60% delle analisi ha visto valori superiori ai limiti di legge. Però ci sono state anche analisi positive, anche due di fila, tanto che, come detto, quelle acque furono sciaguratamente riaperte alla balneazione senza che fossero eliminate le cause della contaminazione come prevederebbe la legge. La domanda da porsi è: “faresti il bagno in un’acqua sapendo che la prossima analisi ha una probabilità del 60% di avere batteri oltre i limiti di legge e che tra campionamento e referto passano 48 ore con la conseguenza che al massimo avrai la certificazione a posteriori di aver fatto il bagno in una cloaca?” La “corsa alle analisi” è il residuo di normative ormai superate da oltre 10 anni. Quindi l’attenzione deve essere posta sulle cause delle criticità. Ora, semplici cittadini segnalano ogni giorno gravissimi problemi di scarichi sui fiumi abruzzesi e in particolare sul Pescara. I sequestri si susseguono. La situazione è lontana anni luce dagli standard europei di gestione delle acque reflue. In questa situazione puntare sulle analisi equivale a giocare alla “roulette russa”.