Rifiuti: in Abruzzo crescono i Comuni ricicloni, 181 premiati

Crescono in Abruzzo i Comuni rifiuti free: sono 181 i Comuni ricicloni; premiati anche il Parco nazionale della Majella e il Sirente Velino come Parchi rifiuti free.

Se fino a pochi anni fa l’attenzione all’ambiente riguardava una nicchia di persone, per quanto determinate, ora cresce la consapevolezza che si è parte del problema e che i propri comportamenti possono essere decisivi per risolvere i problemi ambientali. I temi della sostenibilità stanno prendendo sempre più piede e la sensibilità verso i cambiamenti climatici è sempre più diffusa, i Fridays For Future lo testimoniano. Cresce quindi la coscienza green dei cittadini e delle istituzioni, mentre per le aziende questo fattore diventa la chiave per ridurre i costi, aumentare profitti e occupazione.
Negli ultimi anni più del 52% delle imprese ha investito in modelli produttivi sostenibili, registrando aumenti in fatturato (+58%), export (+49%) e occupazione (41%) rispetto alle organizzazioni che invece non hanno adottato la linea green (GreenItaly 2017, fonte Unioncamere). Gli effetti benefici dell’economia circolare sulla reputazione aziendale sono palesi: il 78% delle aziende europee che ha adottato pratiche o iniziative di circular economy ha visto crescere la propria reputazione (fonte Ipsos).
Crescono in Abruzzo anche i Comuni Rifiuti Free, dove ogni cittadino produce al massimo 75 chili di secco residuo all’anno, sono ben 68 (+28% rispetto alla passata edizione) su 181 Comuni Ricicloni (il 60% del totale) con una raccolta differenziata superiore al 65%.
Quest’ultima rappresenta il primo passo propedeutico, ma non sufficiente, per superare i vecchi sistemi di smaltimento che resistono anche nella nostra Regione. Gestione efficace e ben organizzata, raccolta porta a porta, politiche di prevenzione, tariffazione adeguata per disincentivare la produzione dei rifiuti e aumentare la qualità dei diversi materiali raccolti, sono gli ingredienti fondamentali. Ma perché gli sforzi, l’impegno e gli importanti risultati dei Comuni Rifiuti Free siano ripagati, occorre lavorare altrettanto alacremente sulla chiusura del ciclo, sul riciclo e sull’utilizzo della materia prima seconda che ne deriva.

“Per far sì che l’Abruzzo possa uscire da un modello di gestione dei rifiuti che vede ancora i vecchi sistemi di smaltimento troppo utilizzati e a volte anche economicamente più vantaggiosi non basta parlare solo in termini di raccolta differenziata, serve aumentarne la qualità e soprattutto investire negli impianti innovativi e indispensabili per fare il salto definitivo nel modello circolare”, dichiara Giuseppe Di Marco, presidente Legambiente Abruzzo.

Con l’approvazione del pacchetto dell’economia circolare non è più la raccolta differenziata a fare da indicatore, essendo stati introdotti obiettivi per la preparazione al riutilizzo e riciclaggio dei rifiuti (50% al 2020, 60% al 2030 e 65% al 2035). Per raggiungere questi target occorre fin da ora impostare e adeguare la rete impiantistica a supporto di queste operazioni, in assenza della quale continuiamo ad assistere alla mancata chiusura del ciclo, al ricorso alle discariche e ad un trasferimento dei rifiuti raccolti verso altre regioni o all’estero.
Primo fra tutti il problema del trattamento e del recupero della frazione organica dei rifiuti, a partire da quelli di digestione anaerobica e compostaggio. Oggi infatti la forsu rappresenta circa il 40% del quantitativo raccolto con la raccolta differenziata. L’ultimo rapporto del CIC indica come ad oggi gli impianti di digestione anaerobica per il trattamento dell’organico ne intercettino appena 3 milioni di tonnellate, meno della metà, e in Abruzzo viviamo una realtà ancor più delicata tra ritardi (vedi impianto previsto dal consorzio Civeta nel Vastese che, invece, continua con cronache per gli incendi in discarica) e vertenze territoriali diffuse che evidenziano una realtà a dir poco confusa. Considerando che nei prossimi anni la raccolta differenziata dell’umido aumenterà ancora, è evidente la carenza impiantistica a cui siamo di fronte, che costringe la nostra Regione a flussi in uscita non più accettabili, anche alla luce dell’autosufficienza prevista dall’ultimo Piano dei rifiuti già a partire dall’anno in corso. Inoltre, questa rete impiantistica consentirebbe la produzione di biometano, da reimmettere in rete o destinare come carburante, e compost di qualità.
Oltre agli impianti serve urgentemente garantire un impiego della materia ottenuta con le operazioni di riciclo, favorendo le imprese che le utilizzano per la realizzazione di prodotti green, innovativi e sostenibili, che danno una spinta al mercato degli acquisti verdi, attuando quanto previsto dalla normativa sul GPP (Green Public Procurement), i cui obblighi sono disattesi ancora dal 30% delle amministrazioni comunali, come dimostra l’indagine dell’Osservatorio Appalti Verdi di Legambiente del 2018.
Per archiviare la stagione delle discariche e degli inceneritori serve dunque completare il sistema impiantistico per il riciclo e il riuso dei rifiuti, urbani e speciali, rendendo davvero autosufficiente la nostra Regione. Il secondo passo riguarda la penalizzazione economica per chi oggi smaltisce di più e per premiare i più virtuosi in modo davvero efficace, rivedendo il sistema dell’Ecotassa in una soglia minima e modulandola in funzione del secco residuo pro-capite avviato a smaltimento con l’obiettivo di ridurre il rifiuto indifferenziato in favore di riciclo, prevenzione e riuso dei materiali.
Infine, una diffusa rete impiantistica, con un corretto ciclo dei rifiuti basato sulla produzione di materia prima seconda, non può prescindere da un adeguato sistema di controllo pubblico ambientale.