Il 13 gennaio 1915 il terremoto della Marsica

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Il 13 gennaio del 1915, il sisma di Avezzano che colpì tutta la Marsica con 30 mila vittime. Da allora cosa è cambiato nella prevenzione circa i terremoti?

Alle 7:52 del 13 gennaio 1915 un terremoto tra i più forti della storia sismica italiana colpì un ampio settore dell’Italia centrale, Avezzano e la Marsica in particolare, causando oltre 30.000 vittime e il ferimento di molte migliaia di persone, molte delle quali tuttavia perirono di stenti nelle settimane seguenti. Fu stimata una magnitudo 7,0 e un’intensità XI della scala Mercalli. La notizia della catastrofe impiegò parecchie ore a diffondersi, anche a causa della distruzione totale dei mezzi di comunicazione nell’area colpita, e questo rallentò in modo significativo i soccorsi. Oltre all’Abruzzo il terremoto colpì fortemente il Lazio, arrivando a causare danni e vittime persino nella città di Roma e nel Molise. Ad Avezzano, che fu tra le località più devastate (XI grado della Scala Mercalli), crollarono quasi tutti gli edifici e si contarono oltre 10 mila morti, circa il 95% della popolazione residente. Anche a Pescina, San Benedetto dei Marsi, Magliano dei Marsi e Gioia dei Marsi le vittime si contarono a migliaia. Emilio Oddone, un fisico di origine piemontese, rappresentò in dettaglio la distribuzione degli effetti del terremoto, elaborando una sintesi molto avanzata per l’epoca. L’immagine mostra notevoli difformità del danneggiamento, con effetti dell’XI e XII grado registrati a Collarmele, Pescina, San Benedetto, Gioia dei Marsi, mentre Celano, solo pochi chilometri più a nord, subiva effetti del IX grado. Analogamente, le distruzioni registrate nella zona di Avezzano-Cese-Cappelle e nella Valle del Liri si contrapponevano agli effetti di VIII e IX grado registrati nelle vicine Trasacco, Collelongo, Villavallelonga. Da notare che il grado XII fu introdotto per l’occasione, poiché fino ad allora la scala Mercalli contemplava solo 11 gradi.

Da allora, dopo un secolo, cosa abbiamo imparato dai terremoti? Cosa è stato fatto per prevenire i danni causati non dal sisma in sé ma dagli edifici costruiti male? Nella storia recente L’Aquila e il centro Italia hanno riportato l’attenzione sui terremoti e soprattutto sulla necessità di convivere con gli stessi in un Paese, quale l’Italia, ad alto rischio sismico. Prevedere i terremoti nel tempo non si può, ma dove potrebbe avvenire sì, alla luce dei precedenti storici in quei territori. Quindi i sismologi e i geologi tornano a ribadire che è un dovere costruire con criterio nelle zone sismiche perché questo può salvare centinaia, migliaia di vite. Anche l’Abruzzo non sfugge al rischio sismico, la nostra è una regione che ha registrato nel corso dei secoli diversi terremoti e nella quale ci sono faglie attive. Prevenire è la parola chiave per evitare che un evento naturale si trasformi in catastrofe.

Il servizio del Tg8: