Discarica Bussi, Cassazione: atti a Corte Appello L’Aquila

Conversione dei ricorsi in appello, e trasmissione degli atti alla corte d’assise d’appello dell’Aquila. E’ la decisione presa dalla prima sezione penale della Cassazione, nell’ambito del processo sulla mega discarica di rifiuti tossici di Bussi.

La Cassazione ha convertito in appello tutti i ricorsi presentati alla Suprema Corte nel procedimento per la discarica di Bussi: le richieste dei 19 imputati e delle numerose parti civili saranno adesso valutate dalla corte d’assise d’appello dell’Aquila, alla quale gli ‘ermellini’ della I sezione penale hanno assegnato la vicenda. Nel dicembre del 2014 la Corte d’Assise di Chieti aveva assolto gli imputati della Montedison dal reato di avvelenamento delle acque e, per quanto riguardava l’altro capo di imputazione, quello di disastro ambientale, i giudici di merito avevano derubricato il reato in disastro colpevole consentendo così la maturazione della prescrizione. In Cassazione avevano presentato ricorso il pm della Procura di Pescara contro la sentenza emessa dalla Corte d’Assise di Chieti, saltando il ricorso in appello all’Aquila e chiedendo la riapertura del processo ma la Cassazione, questa sera, ha stabilito che il ricorso deve essere affrontato dai giudici di secondo grado, e non ‘per saltum’ dalla suprema Corte. Il sito chimico industriale di Bussi attualmente è di proprietà della Solvay e secondo una relazione dell’Arpa Abruzzo il sito e le discariche continuano ad inquinare pesantemente il territorio con elementi cancerogeni. A Campobasso, su questo stesso procedimento, è stato aperto un fascicolo di inchiesta dopo le dichiarazioni di alcuni giudici popolari della Corte d’Assise teatina che avrebbero denunciato delle pressioni da parte dei giudici togati per arrivare ad una sentenza di assoluzione. Di questo aspetto si era occupato anche il Csm. Stamani la procura della Cassazione aveva chiesto l’annullamento del non luogo a procedere per l’accusa di avvelenamento delle acque con rinvio degli atti alla Corte d’Assise di Chieti ed inoltre aveva chiesto che la Corte d’Assise d’appello dell’Aquila fosse dichiarata competente a giudicare il reato di disastro ambientale, riaprendo la questione sulla sua natura dolosa e colposa. Erano presenti gli avvocati delle parti civili tra le quali il WWF e altre associazioni ambientaliste, oltre ai difensori della Provincia di Pescara, del Comune di Pescara, del Comune di Chieti, del Comune di Bussi, dei comuni di Popoli, Spoltore, Alanno e Castiglione a Casauria, tutti nel Pescarese. Era presente anche l’avvocatura dello Stato rappresentata da Cristina Gerardis, mentre per i difensori degli imputati hanno preso la parola Paola Severino e il professor Tullio Padovani. Il collegio della prima sezione penale ha trenta giorni di tempo per depositare le motivazioni ed è stato presieduto da Aldo Cavallo. Il verdetto emesso il 19 dicembre 2014 dalla Corte d’Assise di Chieti, aveva assolto gli imputati con la formula “perché il fatto non sussiste” dall’accusa di avvelenamento delle acque (capo ‘A’), e aveva derubricato l’accusa di disastro ambientale da doloso a colposo determinando la maturazione della prescrizione (capo ‘B’).