Classifica Legambiente: Capoluoghi abruzzesi stabili con leggero miglioramento

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Smog, trasporti, gestione idrica: andamento lento per le città italiane. Tuttavia nella classifica di Legambiente, i quattro capoluoghi abruzzesi sono stabili con un leggero miglioramento rispetto allo scorso anno.

La classifica sull’Ecosistema urbano realizzata da Legambiente con Ambiente Italia e Sole 24 ore, indica che i capoluoghi abruzzesi sono stabili con un leggero miglioramento tra l’1.5 e il 3%, rispetto allo scorso anno. Il punteggio viene assegnato ai capoluoghi di provincia italiani in base a 17 indicatori che coprono sei aree tematiche principali, aria, acqua, rifiuti, mobilità, ambiente urbano, energia. La prima tra le abruzzesi, al 20 esimo posto della classifica nazionale è Teramo, al 48 esimo posto L’Aquila, al 64 esimo Chieti, fanalino di coda Pescara al 75 esimo. Ma sono soprattutto Chieti e Pescara, nonostante la posizione in classifica, ad avere avuto in percentuale il miglioramento maggiore. Questa’anno, spiega il presidente di Legambiente Abruzzo, Giuseppe Di Marco, c’è stata la novità dell’analisi della capacità dei Comuni di smaltire i rifiuti nel proprio territorio. Inoltre, per le buone pratiche legate a Ecosistema Urbano, sarà premiata da Legambiente a Rimini, nel corso di Ecomondo, il prossimo 8 novembre la Bike Green Station di Pescara. “Serve un Governo del cambiamento – dice Di Marco – sulla riconversione ecologica delle città.” Tra le prime città in classifica nazionale Mantova, Parma, Bolzano, Trento e Cosenza.

Di seguito la nota di Legambiente Abruzzo: 

L’Italia del buon ecosistema urbano è principalmente l’Italia che fa, che fa bene e spende bene le sue risorse, che si evolve e pianifica le trasformazioni future, che non s’accontenta dello scenario contemporaneo, che in uno o più ambiti produce ottime performance o raggiunge l’eccellenza. È l’Italia dei capoluoghi in testa alla graduatoria di Ecosistema Urbano di quest’anno: Mantova, Parma, Bolzano, Trento e Cosenza. Ed è anche l’Italia dell’AreaC e della mobilità condivisa di Milano, della gestione dei rifiuti di Oristano, Parma, Trento, Mantova, Treviso e Pordenone, della tramvia di Firenze (e magari in prospettiva quella dell’ambiziosa rete su binari di Palermo), che contiene lo spreco di acqua come Macerata e Monza, che investe sul solare come Padova, che teleriscalda 6mila studenti delle superiori come ha fatto Udine esattamente un anno fa. O ancora è quella parte di Paese che amplia gli spazi a disposizione dei pedoni come ha fatto Firenze, che allarga come Bergamo la Ztl fino a farla diventare la più estesa d’Italia o diventa bike friendly come Ferrara, Reggio Emilia, Bolzano con la sua ciclopolitana e Pesaro con la bicipolitana. Attenzione a non leggere queste esperienze come casi isolati, best practice solitarie. Se è vero che persiste, ben salda, l’altra faccia della medaglia (i capoluoghi a tutt’oggi in allarme ora per smog e congestione, ora per i rifiuti o l’acqua) è altrettanto evidente una dinamicità, un cambiamento, uno sforzo di uscire dal passato che ha contaminato diverse città, che è ben strutturato e ha bisogno di essere sostenuto e agevolato. È in sintesi la fotografia scattata da Ecosistema Urbano, l’annuale rapporto di Legambiente, giunto alla sua venticinquesima edizione, presentato oggi e realizzato con il contributo scientifico di Ambiente Italia, la collaborazione editoriale de Il Sole 24 ore e con un contributo di Ispra sui corpi idrici.

In Abruzzo: Chieti, L’Aquila, Pescara e Teramo restano stabili nella classifica ma registrano un leggero miglioramento del punteggio con un incremento percentuale tra l’1,5% e il 3%, rispetto allo scorso anno.
Quella urbana è grande questione e non si può lasciare solo alla capacità e alla buona volontà di questo o quel sindaco la scelta se affrontare o meno criticità, inefficienze, emergenze. Dalle amministrazioni locali si deve certamente pretendere molto più coraggio, molta più discontinuità e capacità di innovazione ma, nello stesso tempo, è il Paese che deve fare un investimento politico ed economico e mettere tra le priorità di governo un piano per traghettare le città, tutte insieme e non una alla volta, al di là delle secche.

“Serve un governo delle città a livello nazionale, un cambiamento che non può essere l’esempio di Ischia – sottolinea Giuseppe Di Marco, presidente di Legambiente Abruzzo – Non bisogna rispolverare il ministero delle Aree urbane di 30 anni fa, quanto piuttosto una politica governativa trasversale sulla riconversione ecologica delle città che guidi in modo sinergico le azioni dei vari dicasteri a vario titolo coinvolti, dall’Ambiente alle Infrastrutture, dalla Salute ai Trasporti, fino ad arrivare allo Sviluppo economico. Su alcuni fronti le politiche ambientali nelle nostre città migliorano anche in modo inaspettato, come nel caso dei rifiuti e dell’economia circolare, su altri, ancora troppi, c’è molto da lavorare. Spesso è stata l’Europa a costringerci a darci da fare e a spingerci verso buone politiche ambientali. Il nostro auspicio però è che nel futuro non ci sia più bisogno di condanne alla Corte di giustizia europea ma che si possa contare su una strategia nazionale all’avanguardia, come fatto ad esempio sulle leggi italiane per la lotta all’inquinamento da plastica, più volte copiate nella UE. Speriamo che questo possa avvenire non solo per le politiche urbane ma per tutte quelle ambientali del nostro Paese”.

La sfida per migliorare lo stato di salute delle nostre città chiama in ballo anche le regioni e quindi l’Abruzzo. Questo percorso ha bisogno di accelerare e diventare azione di sistema. Di fronte alle difficili sfide della lotta ai cambiamenti climatici, della riduzione di tutti gli impatti ambientali, della tutela della salute e della maggiore vivibilità delle città italiane, ancora c’è da fare tanto. Novità di quest’anno è l’analisi della capacità dei Comuni di smaltire i propri rifiuti nel proprio territorio che sarà oggetto di un approfondimento completo il prossimo anno. Per ora pubblichiamo un’anticipazione dello spazzatour – il viaggio dei rifiuti verso luoghi lontani da quello dove sono stati prodotti. Ebbene la Capitale, che chiama in causa anche la nostra Regione, fa fare ai propri rifiuti un vero e proprio giro turistico in Italia e all’estero: ad esempio i resti di un’insalata consumata vicino al Colosseo possono arrivare a centinaia di km di distanza e complessivamente decine di migliaia di Tir e convogli ferroviari nel 2017 disperdono scarti romani verso diverse regioni dalla Lombardia, Emilia Romagna, Veneto, alla Puglia o addirittura oltre confine nazionale. Elaborando i dati Ama stimiamo che su 100 sacchetti di spazzatura gettati dai romani ben 44 vengano portati a spasso verso altre province e regioni. Una selezione di singole buone pratiche legate a Ecosistema Urbano saranno premiate da Legambiente a Rimini nel corso di Ecomondo il prossimo 8 novembre, tra cui la Bike Green Station di Pescara avviata in collaborazione con Trenitalia.

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