L’Aquila, ricostruzione lenta. Un commerciante: “Mollo tutto”

Ricostruzione lenta. Andare avanti nonostante la crisi, nonostante il terremoto che ha spazzato via speranze e certezze, nonostante una ricostruzione che, per forza di cose, è talmente complessa da passare sopra alle piccole storie, alle vicende umane e dolorose delle persone.

Come quella di Marino Rossi, cappellaio – ma non è soltanto questo – da 55 anni. Prima garzone di bottega, poi finalmente un suo negozio in centro storico negli anni belli della città capoluogo.

Aveva 63 anni quando è arrivato il terremoto; oggi ne ha quasi 70 e in questi sette anni ha cercato di mantenere la sua attività in una casetta di legno di 5 metri quadrati in cui lui stesso entra a malapena. Si vende poco, pochissimo e, ora, di fronte a lui, ancora troppi anni di attesa prima di rientrare nel suo negozio. Oltre alla ricostruzione molto lenta nel centro storico, adesso c’è anche un problema in più: le opere dei sottoservizi cittadini, che spostano ancora più lontano il giorno in cui Rossi potrà rientrare in Corso Federico II.

“Mollerò tutto”, dice, “se non posso ricollocarmi in un altro posto in maniera economica per poter andare avanti ancora, mi trasferirò al Nord lasciando la mia città”. Sconfitto anche lui come altri piccoli commercianti che hanno chiuso per sempre le loro casette di legno.

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