Nuove piste a Ovindoli? Orsi in fuga e multe dall’Europa

Il progetto delle nuove piste da sci a Ovindoli, nella Valle delle Lenzuola, rischia di mettere in fuga gli orsi. Domani se ne occuperà la Commissione per la Valutazione dell’Impatto Ambientale (VIA) della Regione Abruzzo.

La VIA si riunirà a L’Aquila domani, giovedì 12 dicembre. Secondo il Comitato Salviamo l’Orso quello oggetto di valutazione è un progetto che che, se approvato, non solo devasterebbe una parte ancora integra del Parco Regionale del Sirente-Velino, ma costituirebbe anche un’occasione di sperpero di denaro pubblico, per di più con qualche dubbio sulla legittimità.

“Immaginate – si legge nella nota del Comitato Salviamo l’Orso – una porzione del Monte Magnola nel Massiccio del Velino, la bellissima Valle delle Lenzuola, sfigurata prima dalle ruspe e poi dai cavi e dai piloni dei nuovi impianti di risalita, un danno ambientale esorbitante, un paesaggio montano irrimediabilmente distrutto. Il tutto per che cosa? Nuove piste da sci ? Con ogni probabilità per niente ! Cosa poi tanto più grave in quanto si tratta di una zona di importanza fondamentale per specie particolarmente tutelate dalle Direttive europee tra cui l’Orso marsicano”.

Il comunicato, firmato da Stefano Allavena, delegato LIPU per l’Abruzzo, Stefano Orlandini, presidente di Salviamo l’Orso e Fabio Borlenghi, responsabile ALTURA per l’Abruzzo, prosegue:

“Si saranno spesi soldi pubblici per distruggere un territorio che ricade in un Parco Regionale, nato per salvaguardare quei territori, e sulla base di atti amministrativi in evidente contrasto con leggi comunitarie e nazionali di recepimento. Ci saranno contenziosi, gli atti saranno verosimilmente impugnati e il rischio è che non si otterrà nulla di quanto sperato (da qualcuno…). Con ogni probabilità resteranno habitat da restaurare, nuove procedure di infrazione comunitarie da gestire e altri soldi da pagare, per le sanzioni della Comunità Europea e per rimediare ai danni nel frattempo arrecati.

Ma come si può arrivare a tutto questo? Eppure basta fare tre semplici azioni, nella possibilità di qualsiasi cittadino italiano. Prima di tutto cerchiamo una cartografia dei siti comunitari ZSC IT7110206 Monte Sirente e Monte Velino e ZPS Sirente-Velino IT110130 (la troviamo sul sito del Ministero dell’Ambiente o della Regione Abruzzo) e accertiamo che la Valle delle Lenzuola è un territorio protetto non solo dall’Abruzzo o dall’Italia ma dalla stessa Comunità Europea! Leggiamo poi la documentazione di progetto fornita dal Proponente Comune di Ovindoli (pubblicata http://ambiente.regione.abruzzo.it/) che con chiarezza indica quali habitat di interesse comunitario (anche prioritari!) verranno distrutti, dove e per quale superficie. Infine come ultima azione digitiamo su un qualsiasi motore di ricerca DPR 357/93 testo aggiornato e leggiamo l’articolo 5 comma 10. Parole semplici e comprensibili per tutti : ‘Qualora nei siti ricadano tipi di habitat naturali e specie prioritari, il piano o l’intervento di cui sia stata valutata l’incidenza negativa sul sito di importanza comunitaria, può essere realizzato soltanto con riferimento ad esigenze connesse alla salute dell’uomo e alla sicurezza pubblica o ad esigenze di primaria importanza per l’ambiente, ovvero, previo parere della Commissione europea, per altri motivi imperativi di rilevante interesse pubblico’.

E concludiamo che siamo dentro due siti tutelati dalla Comunità Europea (Monte Sirente e Monte Velino e Sirente-Velino), che ci sono habitat prioritari che verrebbero distrutti dal progetto e che non essendo in gioco la salute dell’uomo o la pubblica sicurezza il progetto deve – incontrovertibilmente – essere valutato dalla Commissione Europea. Non a caso in merito al progetto ha già inviato una lettera il nostro Ministero dell’Ambiente chiedendo alla Regione spiegazioni. Intanto il primo atto amministrativo è già stato prodotto: è il giudizio di incidenza, ai sensi del DPR 357/93, redatto dal Comune di Ovindoli. Già. proprio il Comune di Ovindoli, ma come può essere competente per la Valutazione di incidenza se è il soggetto proponente? Ma non c’era l’incompatibilità tra controllore e controllato? Ebbene il capolavoro della valutazione di incidenza di Ovindoli prima illustra quali e quanti habitat e specie, anche prioritarie, saranno distrutti e poi emette un giudizio favorevole a … se stesso! E adesso cosa succederà? Il CCR VIA accetterà le conclusioni di una valutazione di incidenza che il Comune di Ovindoli ha fatto al progetto di cui egli stesso è proponente disapplicando in modo clamoroso la legge di recepimento (DPR 357/93 e ss mm ii) della Direttiva Habitat ? Ma la Comunità Europea non aveva già aperto una procedura di infrazione contro l’Italia, che il Consiglio dei Ministri il 30 marzo 2015, aveva trasmesso alla Conferenza delle Regioni (quindi all’Abruzzo), che trattava anche della criticità delle procedure di valutazione assegnate ai Comuni Abruzzesi? È facile immaginare cosa penserà la Commissione Europea della scelta di fare valutare allo stesso Comune anche l’incidenza dei progetti per i quali egli stesso è il soggetto giuridico proponente.”

Anche altre associazioni ambientaliste, come il CAI e Italia Nostra, hanno presentato le loro motivate osservazioni al CCR-VIA e criticato pesantemente il progetto per i danni al Parco Regionale e all’unica porzione ancora integra del Monte Magnola. Secondo gli ambientalisti, in discussione ci sarebbe anche il rischio di violazione del principio di gerarchia delle fonti del diritto, in quanto l’approvazione sarebbe un atto in contrasto con una normativa di rango superiore (nel caso in questione si tratta di una normativa nazionale che recepisce una direttiva comunitaria).

“Concludiamo con una riflessione, – si legge infine nella nota – probabilmente non vedremo nuove piste da sci, ma solo una devastazione ambientale irrimediabile, un lungo e oneroso contenzioso legale che vedrà l’Abruzzo soccombente e altri fiumi di denaro pubblico da usare questa volta non per distruggere, ma per pagare le pesantissime multe europee e per cercare di restaurare in qualche modo il danno arrecato ai siti che l’Abruzzo e l’Italia si erano impegnati, oltre 20 anni or sono, a proteggere e salvaguardare”.