Rigopiano: sindaco ricorre contro no trasferimento inchiesta

Il legali di Ilario Lacchetta, sindaco di Farindola, presentano ricorso contro il no della Procura di Pescara al trasferimento dell’inchiesta sul disastro dell’hotel Rigopiano.

Il sindaco di Farindola (Pescara) Ilario Lacchetta e il tecnico comunale Enrico Colangeli sono indagati insieme ad altre quattro persone per disastro colposo plurimo, lesioni plurime e omissione dolosa di cautele contro infortuni sul lavoro. L’inchiesta è quella che riguarda il crollo disastroso dell’hotel Rigopiano. I legali del sindaco Lacchetta hanno presentato ricorso alla Procura generale contro la decisione del procuratore di Pescara Gennaro Varone e del pm Andrea Papalia, i quali hanno respinto la loro richiesta di trasferire l’inchiesta da Pescara a L’Aquila. Gli avvocati Cristiana Valentini, Goffredo Tatozzi e Massimo Manieri, che assistono Lacchetta, Colangeli e il Comune di Farindola, contestano il perno delle motivazioni della Procura pescarese, secondo la quale “non essendo mai stati ipotizzati e non apparendo in alcun modo ipotizzabili i delitti di disastro valanghivo o di crollo di edificio nella forma dolosa, il delitto più grave va individuato in quello, posto in essere nel circondario pescarese, di rimozione od omissione dolosa di cautele contro infortuni sul lavoro”. In sostanza, la responsabilità sarebbe da ricercare nella mancata redazione del Piano Valanghe, quindi negli uffici aquilani della Regione. Uffici che non avrebbero redatto, nonostante una legge e una delibera di giunta lo imponessero, la Carta di localizzazione dei pericoli valanghivi.

“L’ipotesi delittuosa del disastro nasce da una constatazione assolutamente piana, fattibile da qualsivoglia esperto si voglia consultare in materia – rimarcano Valentini, Tatozzi e Manieri -. Non è pensabile prevenzione, cautela o vincolo urbanistico in area montuosa, in assenza della Carta di Localizzazione di Pericoli da Valanga, obbligatoria ex lege regionale 47/92, in Abruzzo come nelle altre sette regioni valanghive italiane”.

I tre avvocati hanno anche elencato una serie di motivazioni sulla base delle quali “deve ritenersi che non risulti sostenibile, in diritto, l’ipotesi di omissione dolosa di cautele antinfortunistiche ventilata dalla Procura di Pescara” e affermano che “risulta in realtà impensabile non sottoporre ad apposita indagine l’ipotesi di disastro doloso, a carico di organi regionali, e ciò tanto più alla luce delle acquisizioni investigative maturate in epoca successiva al deposito della denuncia”.

vedi anche http://www.rete8.it/cronaca/123-linchiesta-su-rigopiano-resta-a-pescara/