Chieti: scavi archeologici a San Giustino, la parola ai cittadini

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Scavi archeologici in zona San Giustino, il Comune sta pensando a un percorso per valorizzarli e mostrarli a turisti e cittadini, ma i Teatini cosa pensano?

Salvaguardare la storia, gli scavi e un possibile mosaico addirittura di epoca romana o preromana, oppure lasciare la piazza così com’è alla luce poco poetica della contemporaneità? Questa è la domanda ai Teatini che si trovano a dover fare i conti con traffico, parcheggi e viabilità post moderna o con la magia della storia antica in piazza San Giustino, o meglio piazza Vittorio Emanuele II. I cittadini sono per la maggior parte concordi a valorizzare i ritrovamenti venuti fuori nell’agosto scorso durante lavori di riqualificazione: l’antica cisterna ottocentesca di 13 metri usata come riserva d’acqua prima dell’acquedotto cittadino e un altro locale sotterraneo, forse adibito a magazzino o a segrete del carcere. Intanto si va in cerca del mosaico romano o preromano che potrebbe essere lì, scoperto e ricoperto nell’800. L’amministrazione comunale prevede un percorso storico, i cittadini sanno, d’altronde che la cultura paga, sì ma vuol pure essere pagata e senza soldi…

Che Chieti sia una città ricca di storia anche e soprattutto nel suo sottosuolo, è cosa nota. L’ultima scoperta ad agosto, durante alcuni lavori di riqualificazione della piazza: raccontata negli atti storici conservati nell’Archivio di Stato ma rimasta nascosta e mai vista prima, è la cisterna di 13 metri di larghezza per 9 di altezza, con due ingressi, realizzati il 1878 e il 1880 e usata come riserva d’acqua prima della costruzione dell’acquedotto cittadino che risale al 1891. Gli speleologi dello Speleo club di Chieti e del Centro appenninico si sono calati fino a 10 metri di profondità ed hanno realizzato delle immagini mozzafiato. Probabilmente era una cisterna aggiuntiva a quella già esistente alla Civitella e utilizzata per alimentare la fonte al centro della piazza. Poi, fu chiusa e, per un centinaio di anni, nessuno ci è più entrato.

In questa zona, poco più avanti verso il centro della piazza, si trova un mosaico che potrebbe essere databile tra il I secolo avanti Cristo e il I dopo Cristo. Gli esperti del Centro appenninico ricerche sotterranee, hanno eseguito i rilievi dentro l’altro locale scoperto davanti all’ingresso del tribunale: si tratta di un sotterraneo a volta di circa 6 metri di larghezza e 12 di lunghezza quasi interamente invaso da terra. Non si sa ancora a cosa servisse in passato questo locale: potrebbe essere un antico magazzino oppure le segrete dell’ex carcere.

C’è attesa soprattutto per il rinvenimento del mosaico romano, o preromano, che fu scoperto e poi ricoperto nell’800 dopo il suo rinvenimento. Ma bisognerà attendere il nuovo anno. Nell’area antistante al Tribunale, nella porzione di piazza compresa tra le scale dell’ingresso principale della cattedrale di San Giustino e le scale della cripta, si presume si trovi il mosaico antico che venne alla luce durante i lavori di demolizione delle scalinate di accesso alla Chiesa di San Giustino nell’800. Le probabilità sono elevate da quando i risultati delle indagini condotte con il georadar, preliminarmente ai lavori di riqualificazione, hanno evidenziato la presenza di un manufatto che potrebbe essere compatibile con le dimensioni del mosaico. In direzione centro piazza il georadar ha consentito di riscontrare una variazione nella risposta elettromagnetica del sottosuolo.

Il servizio del Tg8