Sisma Rieti, INGV: “Pronti ad altre scosse”

Nessuna rassicurazione, nessuna ipoteca su un futuro sismico che né l’uomo né l’esperto sono ancora in grado di prevedere: per il sismologo Andrea Tertulliani, dell’Ingv, nel reatino non si possono escludere nuove scosse, anche forti.

Potrebbero essere movimenti tellurici anche di intensità pari a quelli più forti registrati la notte scorsa e avvertiti in tutta l’Italia centrale e non solo. Dunque le dichiarazioni di oggi rivelano uno stile diverso e un atteggiamento più prudenziale rispetto alle famose “rassicurazioni” che portarono sotto accusa la Commissione Grandi Rischi e i maggiori esperti italiani all’epoca del terremoto aquilano del 2009. Infatti, in merito alle possibili repliche in arrivo, all’agenzia ANSA Tertulliani ha precisato:

“Un terremoto di magnitudo 6.0 si porta dietro una coda di repliche che saranno sicuramente numerose e tenderanno a diminuire di magnitudo però non si può escludere che ci possano essere scosse paragonabili a quella principale. Ogni sequenza ha un suo comportamento particolare però non possiamo escludere che finisca qui oppure che continui in altro modo. Dobbiamo solo monitorare l’andamento e i dati”.

Secondo il sismologo Alessandro Amato, sempre dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, “il terremoto di magnitudo 6 che ha colpito Rieti è circa 2-3 volte inferiore, in termini di energia liberata, a quello che ha colpito L’Aquila nel 2009, che era di magnitudo compresa tra 6.2 e 6.3”. Sempre all’agenzia Ansa Amato ha dichiarato:

“Bisogna valutare bene tutti i dati, ma si può dire che l’altra grande differenza con L’Aquila è che in quel caso il terremoto è avvenuto sotto una città di 70.000 abitanti, oggi è avvenuto in una zona un po’ meno abitata”.

Simile invece il meccanismo alla base dei due eventi:

“Entrambi i terremoti – ha spiegato l’esperto – sono stati causati dall’estensione dell’Appenino da Est verso Ovest. Il meccanismo è lo stesso anche alla base del terremoto che ha colpito Umbria e Marche nel 1997. Inoltre, sia il terremoto di oggi, sia quello che ha colpito L’Aquila nel 2009 sono entrambi molto superficiali, avvenuti a circa 7-8 chilometri di profondità”.

Nella fascia appenninica che comprende Umbria, Marche meridionali e Abruzzo la sismicità è frequenti e anche forte. Il sisma di queste ore non sarebbe in relazione alcuna con le scosse avvertite in Sicilia.