Incendio Gran Sasso, chiuse indagini con 5 indagati

Incendio Gran Sasso, chiuse indagini con 5 indagati. Tre per incendio colposo in area protetta, 2 per favoreggiamento.

La Procura della Repubblica de L’Aquila ha chiuso le indagini nei confronti di 3 indagati ritenuti i responsabili dell’incendio colposo (su area protetta e con danno esteso) che, lo scorso 5 agosto, a Campo Imperatore, sulla piana di Fonte Vetica, all’interno del Parco nazionale Gran Sasso-Laga, ha prodotto danni quantificabile in 1,1 milioni di euro a causa degli oltre 330 ettari di bosco andati distrutti. Il provvedimento del sostituto procuratore titolare dell’inchiesta Fabio Picuti ravvisa, inoltre, il reato di favoreggiamento per altri 2 indagati, ritenuti responsabili di aver portato via la canalina per cuocere la carne da cui era scaturito il rogo per abbandonarla a una quarantina di chilometri di distanza, aiutando a sviare le indagini. L’incendio era nato a margine della 58/a edizione della Rassegna ovini di Campo Imperatore, manifestazione organizzata dalla Camera di commercio che aveva portato 30 mila persone in quota. Da questo rogo si è poi originato quello di Rigopiano. Le indagini sono state delegate al Nucleo investigativo di polizia ambientale e forestale (Nipaf) dei Carabinieri forestali, agli ordini del tenente colonnello Antonio Rampini, in collaborazione con la sezione di polizia giudiziaria dei Carabinieri. Già una settimana dopo l’incendio 14 persone erano state iscritte nel registro degli indagati con l’accusa di incendio colposo. Per quattro di loro il pm ha ritenuto di chiudere le indagini e si è aggiunto un quinto inquisito. Le altre dieci posizioni, secondo quanto appresso da fonti investigative, andrebbero verso la richiesta di archiviazione.

I tre indagati, scrive il pm, hanno allestito “un campeggio abusivo in località Fonte Macina nel comune di Castel del Monte” e provocato “un incendio generato da tizzoni ardenti caduti a terra”. Picuti rileva che “per la presenza di sterpaglie secche e del forte vento” le fiamme si sono propagate rapidamente, con 330 ettari coinvolti. Un incendio, continua l’accusa “spento dopo 15 giorni, in data 19 agosto 2017” con “grave danno, persistente ed esteso all’ambiente naturale e alle aree protette”, consistito nella “distruzione di un’area naturale molto estesa, caratterizzata da notevole varietà e pregevolezza”, stimabile in 1.129.336 euro. Quanto al favoreggiamento, è stato accertato che uno dei due accusati “sottraeva la canalina in ferro da cui era scaturito l’incendio dall’area di insorgenza del fuoco e la nascondeva sotto la macchina” dell’altro. Quest’ultimo, la trasportava “da Fonte Macina, luogo dell’incendio, fino a Brittoli, distante circa 40 chilometri, dove la abbandonava lungo il margine della strada”.