Processo discarica Bussi, slitta la sentenza

Processo discarica Bussi, slitta la sentenza al 3 Febbraio. Intanto i difensori rigettano le accuse. I difensori di parte dei 18 imputati hanno rigettato in toto le accuse di avvelenamento e disastro ambientale nell’udienza di oggi nel processo in Corte d’Assise d’Appello all’Aquila sulla cosiddetta mega discarica dei veleni di Bussi della Montedison.

I legali, tra cui quelli che hanno composto il folto gruppo in difesa del colosso Edison, intervenuti oggi, non hanno voluto rilasciare dichiarazioni ufficiali, contestando, anzi, la presenza, sia pure saltuaria, di giornalisti in aula nonostante la disposizione di processo a porte chiuse. L’avvocato Giovanni Paolo Accinni, difensore dell’ex amministratore delegato di Edison, Carlo Cogliati, ha contestato i dati forniti dai consulenti sul superamento delle soglie di contaminazione, chiarendo nella sua arringa che, per questa ragione, viene meno il principio di offensività alla base dei processi penali: in sostanza, a suo dire, non essendo stati violati i limiti, non è determinata una situazione di pericolo di avvelenamento. In riferimento al danno ambientale, il legale ha contestato il macroevento, cioè quello della mega discarica, motivo per il quale la condotta degli imputati non sarebbe rilevante dal punto di vista penalistico. L’avvocato Riccardo Villata, che difende Camillo Di Paolo, responsabile della protezione e sicurezza ambientale dello stabilimento di Bussi, ha ripercorso l’intero quadro normativo sui rifiuti dagli anni Settanta a oggi, spiegando che non si individua a carico di Edison alcuna violazione con riferimento alla gestione dei rifiuti, anzi, con il decreto Ronchi l’azienda è andata anche oltre il proprio dovere, in quanto si è autodenunciata, procedendo al piano di caratterizzazione dell’area. Per Villata non si può parlare di condotta omissiva se manca il precetto di riferimento. Domani è in programma un’altra udienza dedicata ancora alle arringhe dei difensori. Intanto, oggi il presidente del collegio giudicante, Luigi Catelli, ha fissato l’ultima udienza il 3 febbraio prossimo per recuperare i giorni perduti per maltempo e chiusura degli uffici: per questo dal 31 gennaio, la sentenza slitta di tre giorni.  A questa fase del procedimento all’Aquila si è arrivati dopo il pronunciamento dello scorso marzo della Cassazione che ha convertito in appello tutti i ricorsi presentati “per salutum” alla Suprema Corte. In Corte d’Assise a Chieti il 19 dicembre 2014, 19 imputati erano stati assolti dall’accusa di aver avvelenato le falde acquifere mentre il reato di disastro ambientale fu derubricato in colposo e quindi prescritto. L’indagine della procura di Pescara sulla mega discarica dei veleni prese il via nel 2007 con la scoperta da parte del Corpo Forestale dello Stato di circa 185 mila metri cubi di sostanze tossiche e pericolose in un’area di 4 ettari nei pressi del polo chimico di Bussi. L’esito della sentenza di primo grado ha provocato alcune inchieste giornalistiche che hanno prodotto indagini da parte della procura di Campobasso nei confronti del giudice Camillo Romandini, presidente del Collegio in Assise, per presunte pressioni sui giudici popolari. A seguito dell’indagine, il ministero della Giustizia ha aperto un provvedimento disciplinare nei confronti del giudice, mentre la procura della Corte di Cassazione sta riesaminando il caso