Abruzzo, inaugurato Anno Giudiziario

Abruzzo, inaugurato Anno Giudiziario. In Abruzzo la magistratura indaga sulle tragedie. Il Presidente della Corte d’Appello de L’Aquila, Fabrizia Francabandera: “accertare responsabilità in gestione emergenze”.

Dalla tragedia dell’hotel Rigopiano, con le contemporanee emergenze neve e terremoti, agli incendi dolosi che in estate hanno devastato il monte Morrone: il presidente della Corte d’Appello de L’Aquila, Fabrizia Francabandera, nella sua relazione all’inaugurazione dell’anno giudiziario nel distretto abruzzese, ha ricordato che:

“inevitabilmente” queste vicende sono consegnate “all’attenzione della magistratura che, ancora una volta, in questa terra dei Parchi, protetta eppure fragile nella sua bellezza, è chiamata a svolgere la sua funzione per accertare eventuali responsabilità, di natura commissiva o omissiva che siano, tanto dei privati cittadini, quanto di chi sia investito di funzioni pubbliche nel campo della prevenzione, della gestione delle emergenze, della comunicazione del rischio”. Francabandera ha ricordato che la cerimonia dello scorso anno “cadde a poca distanza dai giorni terribili dell’emergenza neve e terremoto, dalla tragedia di Rigopiano cui fece seguito il grave incidente di Campo Felice, che tanti morti e tanto dolore hanno causato, lasciando la comunità abruzzese una ferita che sarà difficile da rimarginare e che si aggiunge a quella, mai chiusa, del terremoto aquilano e delle sue vittime”.

Toni duri quelli usati dal presidente della Corte d’Appello de L’Aquila, nel passaggio della sua relazione in merito alle indagini sugli incendi che nell’estate 2017 hanno devastato le montagne abruzzesi.

“Se vittime umane non ci sono fortunatamente state nella stagione degli incendi, non possiamo non ricordare l’inferno vissuto dalle popolazioni del territorio di Sulmona (L’Aquila), nell’agosto scorso, quando la forza potente del fuoco ha devastato per settimane intere i boschi del Morrone, come era accaduto qualche giorno prima sotto il Gran Sasso, a Fonte Vetica, facilitata sì dalle condizioni di particolare siccità e forse dalla trascuratezza del sottobosco, ma certo non estranea alla mano dell’uomo; quella criminale che vuole il disastro e quella dell’imprudenza, della sciatteria, forse ancora più pericolosa perché del tutto imprevedibile”.