Chieti Scalo, “La donna che disse no”

 

Chieti Scalo, “La donna che disse no”. Al Piccolo Teatro di Chieti Scalo, l’ Associazione Il Canovaccio porta in scena sabato 18 febbraio e domenica 19 febbraio lo spettacolo teatrale di Maria Paola Tedesco e Paolo Saraceno dal titolo “Franca Viola. La Donna che disse no”.

Quello di Franca Viola fu il primo vero rifiuto al matrimonio riparatore. Divenne simbolo della crescita civile dell’Italia nel secondo dopoguerra e dell’emancipazione delle donne italiane. Nel 1965, a soli 17 anni, venne rapita da Filippo Melodia, nipote del mafioso Vincenzo Rimi, e da altri suoi amici. La ragazza fu violentata per otto giorni. Il padre fu contattato dai parenti di Melodia per la cosiddetta “paciata”, ovvero per un incontro volto a mettere le famiglie davanti al fatto compiuto e far accettare ai genitori di Franca le nozze dei due giovani. Secondo la morale del tempo, una ragazza uscita da una simile vicenda, avrebbe dovuto necessariamente sposare il suo rapitore, salvando l’onore suo e quello familiare. All’epoca, inoltre, la Repubblica Italiana proteggeva con l’ articolo 544 del codice penale il reato di violenza carnale il quale veniva estinto se l’aggressore sposava la sua vittima. Franca Viola Si rifiutò di sposare Melodia e solo nel 1981 l’articolo venne abrogato e  solamente nel 1996 lo stupro sarà legalmente riconosciuto in Italia non più come un reato “contro la morale”, bensì come un reato “contro la persona”. Una continua lotta tra un vero ed ingenuo amore ed un matrimonio riparatore da parte della Mafia Siciliana. Un mix tra prosa, musica e crudi movimenti corporei, evidenziano ancor di più ?quelli che fu?rono i primi? fiori? d’acciaio ad urlare “No”, per difesa della propria dignità, della propria persona. Un’unica voce condurrà il prossimo a? gridare ?una sola parola:? Libertà. ?Una sola luce, un solo riflesso, un grido? per educare a una sessualità dolce e matura, per superare tabù e contribuire a sconfiggere definitivamente il maschilismo ancora imperante, nel ricordo di tante altre vittime di questa cultura di?dominio e di sopraffazione?e far conoscere ciò che ha caratterizzato nel 1965 la terra tradita, amata e da tanti ricordata.? Un forte e spietato messaggio in tempi in cui il? femminicidio, lo stupro, la violenza sulle donne non smettono di caratterizzare negativamente le nostre società, in ogni parte.