SOA: “Val Pescara martoriata dall’inquinamento industriale”

La Stazione Ornitologica Abruzzese ribadisce: “Rifiuti pericolosi in mezzo alle case e falda contaminata dai veleni in una Val Pescara martoriata dall’inquinamento industriale”.

L’inchiesta della Procura di Pescara sul SIN di Piano d’Orta non è una sorpresa per la Stazione Ornitologica Abruzzese: già a maggio 2017 gli attivisti avevano scoperto che una parte consistente della vecchia area industriale della ex Montecatini di Bolognano era rimasta fuori dal perimetro del Sito Nazionale di Bonifica individuato dal Ministero dell’Ambiente nel 2008.

 

“L’inchiesta della Procura di Pescara e dei Carabinieri-Forestali illumina una triste vicenda della val Pescara, martoriata dall’inquinamento industriale. – afferma Augusto De Sanctis per la Stazione Ornitologica Abruzzese – Le ceneri di pirite e scorie industriali, poi classificate dall’ARTA a luglio 2017, dopo la segnalazione della SOA, come ‘rifiuti speciali pericolosi’, affioravano nel cosiddetto comparto Z, praticamente in mezzo alle case e le strade.

Il Ministero dell’Ambiente con la dirigente Laura D’Aprile scrisse subito agli enti per chiedere lumi sulla vicenda. Attualmente è nella fase finale l’iter di inclusione di quest’area nel Sito Nazionale di Bonifica. A febbraio 2018 la Provincia ha emanato l’ordinanza in cui si individua in Edison il responsabile della contaminazione, riconoscendo il ruolo della SOA nell’aver fatto (ri)emergere la vicenda. Poco dopo sono partiti alcuni lavori di messa in sicurezza di emergenza. Dopo la dettagliata lettera di maggio 2017, la SOA attivò anche una serie di accessi agli atti. Il Comune di Bolognano si oppose pervicacemente con tanto di avvocati, ma l’associazione vinse il ricorso al Difensore Civico regionale.

Dall’accesso è emerso che:

1) Già nelle analisi del 2008/2009 il comparto Z era risultato pesantemente contaminato sia nei terreni (da piombo, zinco, arsenico, idrocarburi (addirittura fino a 13 metri di profondità) e sia nell’acqua di falda (arsenico e piombo);

2) Nel 2014 il Comune di Bolognano aveva svolto esami che evidenziavano la presenza di rischio attuale per l’esposizione ai contaminanti. Purtroppo a tale documento non erano seguiti adeguati provvedimenti.

Quanto accaduto è particolarmente grave in quanto il sito è letteralmente in mezzo alle case e alle strade della frazione di Piano d’Orta. Anzi, alcune abitazioni sono state costruite sui terreni che ospitavano i vecchi impianti. La falda contaminata si muove verso il fiume Orta trascinando con sé l’arsenico. Insomma quello che è accaduto e che oggi è oggetto dell’inchiesta segnala i ritardi, l’inerzia e, spiace dirlo, anche il silenzio di troppi su una situazione incredibile che era sotto gli occhi di tutti. La nostra associazione ha dovuto superare un muro di gomma che era stato alzato davanti a questa situazione. Addirittura in questi mesi ci sono stati tentativi, fortunatamente sventati, di non farci partecipare alle riunioni e ai sopralluoghi. In diversi enti pubblici abbiamo però riscontrato, dopo le nostre sollecitazioni, una reazione. Segno che se vi è la volontà e la trasparenza anche situazioni così degradate si possono cambiare. Ora bisogna ottenere la bonifica”.