Inchiesta Ato, l’auto blu usata per impegni parlamentari

Inchiesta Ato, l’auto blu usata per impegni parlamentari. Rese note le motivazioni della sentenza del giudice, Rossana Villani.

“L’utilizzo della vettura Ato da parte del presidente, per potere assolvere i propri impegni di parlamentare, non vale a smentire la tesi del peculato, costituendo finalità palesemente estranea alle attività dell’Ato”.

È questo uno dei passaggi principali, contenuti nelle motivazioni relative alla sentenza di condanna emessa nel giugno scorso, dal tribunale collegiale di Pescara, a carico dell’ex presidente dell’Ato Giorgio D’Ambrosio, nell’ambito del processo al cosiddetto ‘partito dell’acqua’. D’Ambrosio è stato condannato a due anni e otto mesi per peculato, in relazione ai viaggi compiuti tra il 20 settembre 2006 e il 7 novembre 2007, utilizzando la vettura e il telepass in dotazione all’ente.

“In ogni caso, ai fini della quantificazione della pena – è scritto ancora nelle circa venti pagine di motivazioni, a firma del giudice Rossana Villani – si apprezza l’opportunità di un contenimento della stessa in virtù della considerazione che l’uso delle vetture, come del telepass, per scopi estranei all’Ato, non avveniva per finalità biasimevoli o riprovevoli pur in presenza di un constatato sviamento dalle funzioni dell’Ato”. D’Ambrosio invece è stato assolto, dalle accuse di peculato, in merito ad una serie di cene pagate con una carta Kalibra dell’Ato. “Non vi è dubbio che le spese in esame siano state effettivamente affrontate, in parte attraverso la spendita dell’apposita carta Kalibra – si legge nelle motivazioni – e che si è trattato di spese impiegate in servizi di ristorazione risalenti agli anni 2004, 2005, 2006 e 2007, in relazione alle quali non sussiste un quadro indiziario idoneo a supportare l’impianto accusatorio”.

L’ex presidente dell’Ato è stato assolto, insieme al docente dell’università d’Annunzio di Chieti-Pescara Luigi Panzone, anche rispetto alle contestazioni riguardanti una presunta compravendita di esami.

“Non sono emersi elementi – scrive il giudice dopo aver ripercorso diversi passaggi della fase dibattimentale – per ritenere che il Panzone fosse in grado di determinare le sorti della carriera universitaria del proprio protetto assicurandogli valutazioni positive”.

È scattata invece la prescrizione per i reati di falso e abuso d’ufficio, che vedevano sotto accusa lo stesso D’Ambrosio, insieme al dirigente dell’Ato Nino Pagano, all’ex sindaco di Montesilvano Pasquale Cordoma, all’ex primo cittadino di Francavilla al Mare Roberto Angelucci, al’ex dirigente dell’Ato Alessandro Antonacci e agli gli ex componenti del cda dell’Ato Gabriele Pasqualone e Franco Feliciani, in relazione ad una delibera dell’Ato sulla proroga di alcuni incarichi e per altri aspetti attinenti le procedure di affidamento di incarichi e consulenze.