Prati di Tivo: un bando pubblico per gli impianti ai privati

Gli impianti di Prati di Tivo potrebbero tornare ai privati con un bando pubblico per l’assegnazione della gestione. Per Di Sabatino si tratta di un “progetto strategico”. In agenda anche il piano valanghe.

Un bando pubblico pluriennale per far tornare la gestione degli impianti ai privati, mettendo sul piatto anche altri servizi: beni e strutture di proprietà dei Comuni e dei consorzi delle amministrazioni separate di Pietracamela e Fano Adriano perché gli impianti, da soli, non sono remunerativi e non consentirebbero una gestione economicamente sostenibile.

Così dunque a Prati di Tivo, la Provincia ha chiamato a raccolta i soci della Gran Sasso teramano (società in liquidazione e in procinto di essere trasformata in una srl, una formula più snella e meno costosa rispetto alla precedente Spa), ha presentato conti e costi dopo un anno mezzo di gestione diretta e avanzato proposte per il futuro.

“Solo con gli impianti di risalita non ci sono i margini per una gestione virtuosa”, ha detto il presidente della Provincia di Teramo, Renzo Di Sabatino. “Si tratta di un’impresa costosa: per sua natura con precisi vincoli, costi importanti per la manutenzione ordinaria e straordinaria, per la sicurezza, per il personale. La Provincia ha compiuto una seria operazione di revisione finanziaria e gestionale; abbiamo modificato la vecchia convenzione che prevedeva un canone, assurdo per la società e per chiunque voglia provare a gestire gli impianti, di 200 mila euro. Ora è a 20 mila euro ma a rivedere termini e modalità di rapporto con la società pubblica devono essere tutti i soci, perché le vecchie convenzioni, molto onerose per la società, non hanno più senso”.

In una sala (messa a disposizione della Siget) piena di operatori, con associazioni e sindaci (Pietracamela, Michele Petraccia; Crognaleto, Giuseppe D’Alonzo; Isola del Gran Sasso, Roberto Di Marco; Castelli, Rinaldo Seca; il vicesindaco di Fano Adriano, Angelo Mastrodascio) alla presenza del presidente della DMC del Gran Sasso, Erminio Di Ludovico e del direttore Claudio Ucci, è stato tratteggiato un possibile orizzonte per il comprensorio montano teramano, che da anni perde turisti e imprenditori disposti a investire.

“Certamente non saranno gli impianti a fare la differenza, ma un progetto strategico che ci deve vedere insieme, tutti i soggetti pubblici coinvolti, a partire dai Comuni, dalla Regione, dalle Dmc e dal Parco, visto che la Provincia non ha alcuna competenza e nemmeno risorse professionali per occuparsi di turismo”, ha sottolineato Di Sabatino.

“Portateci una proposta economicamente e ambientalmente sostenibile e la Regione farà la sua parte”, ha detto dal canto suo il vicepresidente della Regione, Giovanni Lolli, come riferisce una nota della Provincia di Teramo. “Scordatevi che si possa intervenire con fondi pubblici nella gestione degli impianti. Certamente potremo finanziare, invece, un piano di investimenti che migliori servizi e offerta turistica ma, come è avvenuto per il contratto di sviluppo per il comprensorio di Castel di Sangro appena sottoscritto, gli operatori privati devono metterci progettualità e risorse economiche. È finito il tempo del pubblico che interviene nella gestione e paga i debiti”.

Disponibile a fare la sua parte si è dichiarato anche il presidente del parco Gran Sasso Monti della Laga, Tommaso Navarra, che ha raccontato le iniziative e gli investimenti sulla sentieristica e sui rifugi, sottolineando il ruolo che può svolgere il Parco.

Interessamento e sostegno è stato espresso dal parlamentare dei 5 stelle, Fabio Berardini: “La gestione pubblica non può funzionare, la Provincia è un ente in disarmo in una fase molto difficile della sua storia: anche sulla base dei conti che abbiamo visto è il momento di cambiare pagina e fondamentale far tornare la gestione ai privati e la proposta, sulla scia di quello che propone la Provincia, deve essere appetibile economicamente e quindi deve necessariamente contenere altri tipi di servizi e strutture che possono compensare i costi di gestione degli impianti”.

In agenda anche la questione del piano antivalanghe, di cui la Provincia è soggetto attuatore: ieri sera il progetto è stato esposto alla visione dei partecipanti e il progettista, Marco Cordeschi, lo ha illustrato nel dettaglio rispondendo agli interrogativi delle associazioni ambientaliste (Cai e Wwf) e dei presenti circa funzionalità, impatto e costi. Massimo Fraticelli ha chiesto che venga sottoposto all’esame della Vinca (valutazione incidenza ambientale) per fugare ogni dubbio e che comunque il rilancio della montagna avvenga all’interno di un quadro di valutazione più ampio che ricomprenda quello sul modello di sviluppo.