Uil Abruzzo: il precariato abbassa anche il tasso di natalità

Il segretario regionale della Uil Abruzzo, Michele Lombardo, commenta i dati sull’occupazione trimestrale diffusi dall’Istat. Positivo l’incremento, ma attenzione al precariato che mette in crisi anche il tasso di natalità.

L’incremento del 7,9%, rispetto al 2017, e il decremento del 3 % del tasso di disoccupazione sono dati sicuramente incoraggianti, ma non bisogna dimenticare che sono figli soprattutto dei contratti a termine.

“I dati mandano un preciso segnale alla classe politica e imprenditoriale dell’Abruzzo: assistiamo, inermi, al più classico dei “cani che si morde la coda”. Da un lato – afferma Lombardo – si tratta pur sempre di occupazione precaria, fatta di contratti a termine e interinali, che si affianca ad un tasso di disoccupazione giovanile a dir poco drammatico. Dall’altro, l’Istat preannuncia un calo significativo della popolazione nei prossimi anni, con un tasso di natalità destinato a diminuire del 4,3 per mille. A nostro avviso, la consequenzialità tra i due dati è oggettiva: se il lavoro è precario, si decide sempre meno di metter su famiglia e, di conseguenza, di fare figli. E una regione senza crescita demografica è destinata a soffrire sempre più anche economicamente. Spezzare questa catena di eventi è dunque indispensabile. Di qui, il nostro sostegno a progetti di legge come quello in discussione in Consiglio regionale contro le delocalizzazioni selvagge, per evitare che abbandonino il territorio imprese che comunque generano lavoro e valore. È giunto il momento di considerare la disoccupazione giovanile una vera e propria emergenza, di lavorare per favorire una presenza industriale significativa nella nostra regione, di rilanciare le grandi opere pubbliche e private e di prestare la dovuta attenzione ai settori dei servizi, del terziario avanzato e dell’edilizia, che stenta a ripartire. Da parte loro, le imprese sono chiamate sempre di più a investire sui giovani con progetti lavorativi a lungo termine. Solo così si invertirà definitivamente una tendenza economica per certi versi ancora troppo instabile e incerta”.