Presidio al Tribunale per Silvia, citata da Terna per 16 milioni

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A Lanciano, il primo febbraio, davanti al Tribunale, ci sarà un presidio a sostegno di Silvia, la mamma che si batte contro l’elettrodotto Villanova-Gissi, citata in giudizio da Terna, 24 volte per 16 milioni di euro.

E’ fissata per Lunedì primo Febbraio alle 9.30 la prima udienza che vedrà comparire davanti al Tribunale di Lanciano,  Silvia Ferrante, citata in giudizio  24 volte dal colosso italiano di infrastrutture per il trasporto energetico Terna s.p.a.

Di seguito la lunga nota riportata sulla Pagina Facebook in cui si presenta il presidio, organizzato da “Io sto con Silvia”.

“Oltre alle citazioni civili Terna ha denunciato Silvia anche sul penale. La colpa? Aver difeso la salute di suo figlio – scrivono gli organizzatori del presidio sulla pagina Facebook – e il suo territorio da un’opera inutile e a rischio idrogeologico: l’elettrodotto ad alta tensione Villanova-Gissi. La vicenda, finita sotto i riflettori per la colossale richiesta di risarcimento danni di 16 milioni di euro, ha provocato l’indignazione della società civile, la solidarietà di numerose associazioni, un’interrogazione da parte del deputato abruzzese di SEL Gianni Melilla rivolta al Presidente del Consiglio Renzi, un’interrogazione parlamentare da parte del deputato del M5S Sorial, nonchè il sostegno delle amministrazioni di Lanciano, Castel Frentano e Paglieta che durante la conferenza stampa dello scorso 2 Dicembre hanno definito le citazioni di Terna come «un atto arrogante e intimidatorio». Terna, oltre a denunce penali contro i sit in messi in atto dai proprietari dei terreni interessati, cittadini e attivisti, ha citato in giudizio civile una cinquantina di persone. Silvia Ferrante è la sola ad aver avuto 24 citazioni tra i 630 mila e 900 mila euro l’una. L’accusa per lei è di aver impedito «con la violenza» le operazioni di immissione in possesso e aver consequenzialmente generato un fermo cantiere. I 16 milioni di euro totali sarebbero il risarcimento danni chiesto per tale fermo cantiere. Di tali accuse si inizierà a parlare il 1 febbraio. Silvia è stata tra le più attive nei comitati, impegnati a cercare di far luce e chiarezza sulle criticità legate all’Elettrodotto in doppia Terna Villanova-Gissi e nel supportare i proprietari dei terreni che si sono opposti agli esprori per la realizzazione dell’infrastruttura, attraverso la propria presenza come testimone a quanto avvenisse in quei momenti. L’elettrodotto Villanova-Gissi è un’opera contestatissima sulle cui enormi criticità vi sono tre dettagliatissimi dossier ai quali Terna e i Ministeri non hanno mai risposto. E sulla quale, ancora oggi, ad opera ultimata, continuano a sorgere irregolarità. Oggi l’autorità di bacino dichiara di aver esaminato 7 tralicci su 40 a rischio idrogeologico e di aver chiesto lo spostamento di ben 3 di essi! In connessione con le amministrazioni locali, i proprietari dei terreni su cui sarebbe sorta l’opera, la cittadinanza e il comitato «No Elettrodotto Villanova-Gissi, 380 KV», Silvia ha svolto un’azione di informazione su quest’opera calata dall’alto, contestando da subito, e in modo pacifico, la costruzione dell’impianto, il suo potenziale impatto ambientale e sanitario, la sua utilità. L’azione di Terna S.p.a in questa vicenda manifesta in modo spropositato e arrogante un uso strumentale delle denunce giudiziarie. Le citazioni amministrative e penali, la richiesta di un risarcimento economico così elevato, l’accanimento (24 citazioni in giudizio) nei confronti di una singola cittadina, confinano, di fatto, il diritto al dissenso, sancito da norme inderogabili della nostra Costituzione, in un recinto puramente economico, in cui lo squilibrio di potere tra un colosso finanziario ed un semplice cittadino è enorme. Un uso intimidatorio dello strumento giudiziario, per tacitare ogni forma di opposizione agli interessi dell’azienda. Per queste ragioni, il 1 Febbraio, alle ore 08.30 – concludono gli organizzatori nella lunga nota – saremo presenti davanti al Tribunale di Lanciano per dare sostegno a Silvia e alla sua famiglia, ma anche per difendere il diritto dei cittadini ad essere coinvolti nelle scelte di pianificazione del territorio che essi abitano, il diritto delle popolazioni ad autodeterminarsi e il diritto al dissenso.”