Pescara, sulla lapide al Ferrhotel risponde il Comune

Farà parte di un progetto più ampio e complesso che riguarda il legame di Pescara con la Grande Guerra il restauro delle lapidi invocato da Licio Di Biase. La precisazione arriva dall’assessore comunale Paola Marchegiani.

La precisazione della Marchegiani arriva dopo l’appello lanciato da Licio Di Biase, storico ed ex presidente del Consiglio Comunale di Pescara. Di Biase aveva sollecitato l’amministrazione comunale al recupero delle lapidi collocate sulla parete principale del Ferrhotel, lo stabile in degrado di corso Vittorio Emanuele (che sarà restaurato) in vista delle celebrazioni del 2017 per ricordare le vittime del bombardamento di cento anni fa.

 

 

 

“L’Amministrazione comunale – scrive la Marchegiani – ha avuto a cuore sin dall’inizio del mandato la memoria e la storia identitaria di Pescara, tant’è che poco dopo aver avuto la delega al Patrimonio Culturale sono stata coordinatrice di un progetto che ha partecipato ad un bando nazionale di cui oggi aspettiamo l’esito. Come lo stimato storico Licio Di Biase dovrebbe ricordare, anche perché è stato da me coinvolto, il bando assegnava fondi a progetti e iniziative relativi al patrimonio storico della Prima Guerra Mondiale. Al nostro progetto, che vede come soggetti proponenti il Comune e la Soprintendenza Archeologica Belle Arti e Paesaggio d’Abruzzo, avevamo scelto un titolo mirato proprio su “Le vestigia della grande guerra a Pescara”, che pure egli oggi ci invita a recuperare. Tra quelle individuate ci sono tutte le testimonianze più importanti: la lapide per i caduti del bombardamento del maggio 1917 di Corso Vittorio, fatta da Ermanno Natali; la lapide dedicatoria a Cesare Battisti, sempre di Corso Vittorio e sempre di Ermanno Natali, in marmo e bronzo; il Monumento ai caduti della Repubblica Partenopea e ai Caduti della Grande Guerra di Piazza Alessandrini, di Torquato Tamagnini realizzata in pietra e bronzo; la lapide ai caduti del bombardamento di San Silvestro, fatta da Luigi Ciglia in marmo; la lapide ai medici caduti della Grande Guerra, che si trova a Palazzo del Governo, di Arrigo Minerbi; la lapide ai caduti di Castellammare Adriatico della Grande Guerra che si trova al Conservatorio, l’ex Municipio, in marmo e bronzo; la lapide con il bollettino di fine guerra di Armando Diaz sempre presso l’ex Municipio di Castellamare Adriatico in marmo e bronzo; il monumento a Tito Acerbo di Nicola D’Antino; il monumento ai caduti della Prima Guerra mondiale trafugato dai tedeschi durante la seconda guerra mondiale, almeno per ciò che riguarda le testimonianze monumentali. Nove i monumenti sin qui individuati, di cui al momento solo quattro sono nel catalogo generale dei beni culturali, che risalgono ai primi decenni del XX secolo e sono legati ad episodi specifici come il bombardamento del maggio del 1917 di Castellammare Adriatico, o ad a eroi della Prima Guerra Mondiale e ai caduti. Il progetto prevede tre fasi: censimento e catalogazione di altre persistenze storiche della Prima Guerra; il restauro conservativo dei monumenti censiti fra cui lapide a cui Di Biase fa riferimento; la raccolta di materiale documentale in concorso con le scuole e iniziative pubbliche di valorizzazione dello stesso, divulgazione degli eventi bellici e dei protagonisti pescaresi, la realizzazione di una mappa tematica e la restituzione virtuale dei monumenti ai caduti che vennero trafugati dai tedeschi durante la Prima Guerra Mondiale. Questo il quadro di un’attenzione che non è sopita, tutt’altro, anzi che è tanto alta da voler valorizzare ciò che ci arriva dal passato per consegnarlo ad un presente che non sia abbandono, né di polemica”.

 

Nell’appello di Licio Di Biase si legge:

“Su una delle due lapidi sono riportati i nomi delle vittime del bombardamento austriaco del 4 maggio 1917, l’unico momento in cui la nostra realtà locale, in quel contesto Castellamare, viene interessata dalle vicende belliche. I nomi dei tre Caduti, Giuseppina D’Emilio, Giulia D’Agostino e Massimo Valentini, non sono più leggibili. La lapide venne collocata sulla parete del dopolavoro ferroviario con una solenne cerimonia il 3 giugno 1917 quando il comune di Castellamare fece apporre due targhe (come si legge nei documenti dell’epoca) realizzate dallo scultore Ermanno Natali e un’altra lapide in memoria di Cesare Battisti”.