Accordo bonifica Bussi, i dubbi del Ministero

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Non c’è solo la posizione recalcitrante della Solvay, che vuole scegliere il subentrante prima ancora di cedere i terreni al Comune: nel probabile naufragio dell’accordo di programma sulla bonifica e la reindustrializzazione del sito di Bussi sono da considerare anche i dubbi del Ministero.

Forse persino più esplicite appaiono le osservazioni del Ministero dell’Ambiente, il quale, pur avendo assunto un atteggiamento positivo nei confronti dell’ipotesi di acquisizione delle aree da parte del Comune, sottolinea diversi passaggi ancora poco chiari o comunque insufficienti per il via libera definitivo. Via libera che oggi appare più lontano, dopo il nulla di fatto della riunione di ieri, con il presidente D’Alfonso “costretto” a chiudersi in assise riservata con i rappresentanti della Solvay per convincerli a firmare la cessione tutto compreso, pure l’indigesto insediamento della Uniholding Filippi farmaceutica, troppo vicina al settore chimico per essere accolta a braccia aperte dalla multinazionale. E infatti Solvay non l’ha accolta affatto. Dunque l’accordo ora vacilla e mostra quei limiti già evidenziati dal Forum H2O, che ieri davanti al Palazzo della Regione, a Pescara, dove era in corso il tavolo, non si è proprio fatto vedere. L’assenza di Augusto De Santis e compagni, valutata con un certo trionfalismo dal comitato dei cittadini (che caldeggiano la soluzione- accordo per risollevare l’occupazione sul loro territorio), in realtà più che dal timore di una cocente sconfitta sul campo potrebbe essere stata motivata dalla ragionevole certezza che l’intesa non sarebbe stata firmata. Le osservazioni del Ministero emergono piuttosto chiaramente non solo nel comunicato stampa diffuso ieri dal Forum H2O, ma anche e soprattutto nella lettera del Ministero che ha preceduto l’incontro di ieri, durante il quale Gaia Checcucci, in video conferenza da Roma, ha chiarito aspetti positivi, lacune e perplessità dell’accordo. Intanto dal sindaco di Bussi Salvatore Lagatta non è arrivata alcuna nota ufficiale, anche se i giornali riportano di una sua manifesta volontà a sfilarsi dall’accordo. Bisognerà vedere quale potrebbe essere la reazione del comitato cittadino che lo ha identifica come paladino della reindustrializzazione di un territorio messo in ginocchio dall’inesorabile depauperamento del polo chimico. E, come se non bastasse, ci sono pure le tensioni tra i componenti del “Comitato bonifichiamo e industrializziamo Bussi”, convinti che il Forum non voglia la reindustrializzazione, e il Forum stesso che guarda alla bonifica come unica chance per creare posti di lavoro. Questa la nota diffusa ieri, poco dopo il termine del tavolo sull’accordo.

 

“Centinaia di posti di lavoro per il prossimo decennio potrebbero arrivare con il risanamento, bisogna costringere le multinazionali a fare quanto previsto dalla legge. L’accordo di programma su cui tanto si è spesa l’amministrazione di Bussi è naufragato miseramente. Peccato, se l’amministrazione comunale avesse seguito i suggerimenti che da anni il Forum H2O avanza non saremmo arrivati a questo fallimento che si riverbera sugli abitanti di Bussi, lavoratori e disoccupati compresi, e su tutta la cittadinanza della Valpescara. L’unica cosa che rimane è la perdita di tre anni di tempo prezioso durante il quale i cancerogeni e le sostanze tossiche sono continuate a uscire dai tre luoghi simbolo del sito inquinato di Bussi: discarica Tremonti; discariche 2A e 2B e Sito Industriale. In questi anni non si è bonificato un grammo di suolo; la falda è inquinatissima e porta i veleni verso valle. Sono passati 12 anni dal primo piano di caratterizzazione dell’area industriale in cui emergeva la situazione di inquinamento presentato dalla Solvay al Comune di Bussi nel 2004; nove anni dai sequestri delle discariche Tremonti, 2A e 2B. La strada maestra è la bonifica, costringendo le due multinazionali presenti a vario titolo nel sito, Solvay ed Edison, a fare semplicemente quanto previsto dalla legge”.
Nella nota il Forum avanza anche una serie di interrogativi specifici:
“E’ stato attivata per il sito industriale la procedura di legge per l’individuazione del responsabile della contaminazione (colui che materialmente dovrà pagare la bonifica)? Il Piano di Bonifica previsto dal Testo Unico dell’Ambiente D.lgs.152/2006 dov’è? Si sta mettendo in mora Edison per la bonifica della Tremonti e delle 2A e 2B dopo la magra figura rimediata al Consiglio di Stato dal Ministero dell’Ambiente che con l’ex direttore Pernice è riuscito a sbagliare procedura richiamando una legge non più in vigore? Sulle discariche 2A e 2B, quando si chiude la gara per procedere con il progetto definitivo e poi quello esecutivo di bonifica (perché ad oggi siamo ancora al preliminare dopo dieci anni di commissariamento)? La Magistratura interverrà per bloccare la fuoriuscita dei cancerogeni dal sito e perseguire chi non sta operando secondo quanto previsto dalla legge?”.

La nota si conclude con una considerazione sulla reindustrializzazione, “diventata alibi per non bonificare e per ritardare azioni obbligatorie per legge che, tra l’altro, garantirebbero il lavoro a centinaia di persone per un decennio”.

Sul rischio di confusione e di mancata sinergia tra bonifica e reindustrializzazione sembra emergere anche dalle osservazioni del Ministero dell’Ambiente: ieri Gaia Checcucci, intervenuta in videoconferenza al tavolo regionale, aveva ribadito quanto già espresso nella nota inviata. Particolarmente significativo appare il passaggio che segue:

“Permane l’incompletezza della documentazione dichiarata nel testo (dell’accordo, n.d.r.) con particolare riferimento a:
 – elenco dei beni mobili e immobili relativi alle aree di proprietà Solvay
– programma integrato degli interventi (sia di messa in sicurezza/bonifica sia di reindustrializzazione) e relativo piano economico-finanziario, con indicazione dei soggetti attuatori…”.
Nelle seguenti foto il testo complessivo della nota ministeriale, cliccare sull’immagine per ingrandire:
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