L’Aquila: Cna, “Dalla ricostruzione nessun beneficio per le imprese”

La Cna de L’Aquila lancia l’allarme per l’economia e l’occupazione locali: “Dalla ricostruzione nessun beneficio per le imprese”.

“Il sisma del 2009 non ha prodotto alcun beneficio economico e occupazionale alle imprese artigianali locali. Solo nell’ultimo anno, in provincia dell’Aquila, ci sono state 504 cancellazioni a fronte di 344 nuove iscrizioni, con un saldo negativo di 160 imprese, pari a -2,26%”: è quanto sostiene il direttore della Cna provinciale, Agostino Del Re, sulla base dell’analisi dei dati diffusi da Unioncamere-Infocamere. “Un trend, quello aquilano, che ricalca l’andamento nazionale, dove nel 2017 si sono perse 11 mila piccole aziende artigianali, anche se il confronto nell’ultimo biennio resta il migliore degli ultimi cinque anni, con una crescita dei servizi alle imprese (+3,6%), in particolare noleggio e agenzie di viaggio. Andamento in leggera salita anche per i servizi alla persona e di comunicazione, mentre vanno in segno negativo edilizia (-1,4%) e manifattura (-1,5%). Un dato in linea con l’Abruzzo e con la provincia dell’Aquila, dove la ricostruzione post- sisma non rappresenta un elemento di traino e di sviluppo per l’artigianato locale”.

Del Re fa riferimento all’indotto che ruota intorno ai cantieri della ricostruzione, alle opere specialistiche in subappalto come impiantistica, finiture, falegnameria, che continuano a segnare valori negativi, quanto a numeri e occupazione, pur avendo il territorio un artigianato valido e qualificato.

“La ricostruzione non ha portato nulla, in termini di benefici economici, al settore dell’artigianato che tra il 2016 e il 2017, in provincia dell’Aquila, ha perso 2,26 punti percentuali”, ha aggiunto Del Re. “Un dato legato anche all’arrivo da fuori regione di grandi gruppi edili che non hanno creato occupazione sul territorio, non avendo fatto ricorso alla manodopera locale, altamente specializzata”.

E se il saldo in Abruzzo tra il 2016 e il 2017 è di -600 imprese artigiane, con un calo dell’1,91%, L’Aquila è fanalino di coda in classifica, con 160 artigiani costretti a chiudere bottega nell’ultimo anno. Più giù solo Chieti, dove le imprese perse sono 221.

“Dati utili a capire anche come dare un approccio differente al sisma 2016 che ha colpito le province dell’Aquila e di Teramo”, conclude del Re. “Occorre lavorare a un maggiore coinvolgimento dell’artigianato locale. Pensiamo ad esempio alla rinascita dei centri storici e degli antichi borghi e al valore aggiunto che possono dare figure dall’alto profilo professionale come i restauratori, oltre a tutta la manodopera qualificata che il mondo delle piccole imprese rappresenta”.