Discarica Bussi, rinviata udienza del processo in Cassazione

Rinviata in Cassazione l’udienza per il processo relativo alla discarica di Bussi. Sospesa comunque la prescrizione. Stamani erano a Roma anche alcuni esponenti delle associazioni ambientaliste costituitesi parte civili.

Fu uno di quei giorni in cui l’Abruzzo balzò all’onore – o meglio al disonore – delle cronache. Uno di quei giorni in cui la nostra terra avrebbe preferito restare nell’abituale cono d’ombra di regione conosciuta da pochi, nel bene e nel male. E invece no. Fu il male, attraverso una parola che ci riguarda, ad esplodere d’un fiato sui giornali, alla radio e in tivvu’. L’eco di quella parola, di località peraltro incolpevole, fu talmente vasta che l’Abruzzo rimbalzò oltre i confini, regionali e nazionali. Bussi. La megadiscarica dei veleni, la pattumiera tossica più grande d’Europa, il lato ignobile dell’industria. Per decine e decine di anni il colosso chimico Montedison aveva usato i corsi d’acqua e le falde acquifere della Valpescara come immondezzaio privato, una vergogna venuta a galla solo nel 2007 per la testardaggine di qualche cittadino, di molte associazioni ambientaliste e dell’allora comandante della forestale Guido Conti.

IL MOMENTO DELLA CASSAZIONE – Dopo nove anni e diversi step processuali, oggi il lungo capitolo della discarica Tremonti è approdato in Cassazione. Al palazzaccio romano il processo Bussi arriva ad un anno dal riconoscimento, da parte della Corte d’Appello aquilana, di avvelenamento delle acque, finalmente reato non prescritto. Intanto il veleno è ancora lì sotto e la bonifica è una fisarmonica che si gonfia e si sgonfia ma che nessuno suona davvero. Non la suonò il commissario Goio, che promise tanto e si limitò a fare il cappottino al cumulo immondo, e non la suona ancora la Edison, alla quale il Ministero ha imposto la rimozione dei rifiuti, sempre procrastinata con un caleidoscopio di motivazioni. Dunque, se sulla bonifica non c’è ancora una parola definitiva, non resta che sperare almeno nella fine giudiziaria delle vicenda che vede coinvolti 10 imputati (in principio erano 19, ma per alcuni è scattata la prescrizione), tra ex dirigenti e tecnici Montedison.

IL RINVIO DELL’ UDIENZA – I giudici della quarta sezione penale, chiamati ad esaminare i ricorsi presentati contro la sentenza della Corte d’assise d’appello dell’Aquila del 17 febbraio dello scorso anno, oggi hanno disposto il rinvio a causa delle numerose adesioni allo sciopero degli avvocati penalisti. Adesioni “in linea” con i rispettivi fronti, visto che tutti gli avvocati degli imputati, pur presenti in aula, si sono dichiarati in sciopero, al contrario di quelli delle parti civili, che non hanno aderito (tranne l’avvocato dell’Aca Giuliano Milia). Il presidente del collegio ha sospeso i termini di prescrizione del reato e disposto una “sollecita” nuova fissazione dell’udienza. A presentare ricorso in Cassazione, 16 imputati – ex dirigenti e tecnici legati a Montedison – che in appello sono stati condannati (a pene interamente coperte da indulto) oppure hanno visto dichiarare la prescrizione del reato loro contestato. I capi di imputazione sono avvelenamento delle acque colposo e disastro ambientale colposo. In primo grado, la Corte d’assise di Chieti aveva assolto gli imputati “perché il fatto non sussiste” dal reato di avvelenamento delle acque e dichiarato il non doversi procedere per intervenuta prescrizione per il reato di disastro ambientale, derubricato da doloso in colposo. In appello, invece, 10 imputati su 19 vennero condannati a pene tra i 2 e i 3 anni.

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