Rigopiano: indagata la funzionaria della prefettura di Pescara

La procura di Pescara ha iscritto nel registro degli indagati la funzionaria della prefettura che rispose alla telefonata di Quintino Marcella il 18 gennaio del 2017, quando una valanga si abbatté sull’hotel Rigopiano, causando la morte di 29 persone.

Daniela Acquaviva, interrogata oggi su sua espressa richiesta dai carabinieri forestali di Pescara, è stata iscritta nel registro degli indagati dalla procura pescarese per lesioni colpose in concorso. Nel mirino la telefonata allegata ad una informativa dei carabinieri forestali del 30 ottobre scorso. Una conversazione telefonica nella quale un carabiniere chiede alla sala operativa della prefettura notizie sul crollo dell’hotel Rigopiano e, si legge nell’informativa, la funzionaria risponde: “Ma l’Hotel Rigopiano è stato fatto stamattina”. Nel corso dell’interrogatorio di oggi, durato circa 1 ora e mezza, Acquaviva, assistita dagli avvocati Giacomo Di Francesco e Manuel Sciolè, si è difesa sostenendo di aver risposto in quel modo perché il 118 aveva segnalato alla sala operativa della prefettura che la notizia del crollo era già stata verificata e risultava infondata.

L’inchiesta del procuratore capo di Pescara Massimiliano Serpi e del sostituto Andrea Papalia conta altri 23 indagati, tra cui l’ex prefetto di Pescara, Francesco Provolo, il presidente della Provincia di Pescara, Antonio Di Marco, e il sindaco di Farindola, Ilario Lacchetta. I reati ipotizzati vanno a vario titolo dal crollo di costruzioni o altri disastri colposi, all’omicidio e lesioni colpose, all’abuso d’ufficio e al falso ideologico, alla rimozione o omissione dolosa di cautele contro infortuni sul lavoro.

Le indagini dei carabinieri forestali, coordinate dalla procura pescarese, si sono focalizzate sulla mancata realizzazione della carta di localizzazione del pericolo da valanga; sulle concessioni rilasciate al resort e sulla mancata realizzazione del nuovo piano regolatore di Farindola; sulla gestione dell’emergenza neve; sul ritardo con cui, solo il 18 gennaio secondo i pm, si è reso operativo il centro coordinamento soccorsi nella sala operativa provinciale della protezione civile.

Intanto la procura di Pescara ha chiesto la proroga delle indagini fino ad ottobre. Gli inquirenti sono in attesa del deposito dell’integrazione della consulenza tecnica e delle risultanze del materiale sequestrato dai carabinieri forestali alla sala operativa di Protezione civile della Regione Abruzzo, ossia le telefonate pervenute nei giorni dell’emergenza maltempo. La procura ha chiesto la proroga del termine di sei mesi, previsto dal codice, ma non è detto che intenda utilizzarlo per intero, essendo le indagini ormai in una fase avanzata. L’inchiesta, particolarmente complessa, potrebbe quindi essere chiusa ben prima del termine di proroga. Probabilmente anche tra un paio di mesi.