Rettore Ud’A, Rea scrive ai docenti per “ripartire”

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Ci prova eccome Pescara a darsi un peso elettorale all’ombra delle urne che decreteranno il nuovo rettore del nuovo corso della nuova d’Annunzio. Lo fa il prof. Michele Rea, ordinario di Economia Aziendale, organizzando tavoli di idee per ” ripartire”.

La sensazione è che stavolta, più di sempre, i dipartimenti di Pescara non abbiano nessuna intenzione di stare a guardare i colleghi docenti di Chieti giocarsela in solitaria la ” magnifica” partita della d’Annunzio, partita sulla quale in tanti hanno scommesso anche il proprio personale futuro. In attesa che arrivi il pronunciamento della procura della Repubblica di Chieti che potrebbe sentenziare la fine dell’era Di Ilio nel più umiliante dei modi ossia con una sua interdizione, per la sfida all’ermellino ci sono già diversi nomi pronti ad indossarlo o farlo indossare a qualcuno in particolare. E se storicamente “Medicina” ha sempre avuto la meglio, stavolta la sensazione è che Pescara non intenda affatto giocare la parte della Cenerentola in una partita dal risultato forse meno scontato del solito. Tra i primi a lanciare un appello affinchè ci si cominci a confrontare su idee e proposte c’è il prof. Michele Rea, ordinario di Economia Aziendale: scrive ai colleghi docenti invitandoli ad identificare tutti insieme “un progetto che possa essere interessante e realistico da affidare ad un referente credibile che si impegni a realizzarlo”. Il Prof. Rea mette in fila termini dal sapore inequivocabile riassunti nella forza dell’esplicito invito a ” ripartire”. Espressioni scelte certamente non a caso che danno la misura della distanza tra il vecchio e il nuovo, tra l’oggi e il domani, tra taluni e certi altri. Che in ballo ci sia ben più di un piano alto lo si evince dal passaggio in cui Rea scrive ” nessuno di noi è disposto a fare queste scelte in maniera distratta, superficiale o per delega“. E di “idee e proposte per ripartire” il professore della d’Annunzio di viale Pindaro ne ha per 28 pagine: è nella prima di esse che entra in punta di piedi, ma ci entra, nella attuale gestione Di Ilio-Del Vecchio scrivendo:  “Il recente passato dell’Università d’Annunzio è stato denso di avvenimenti, episodi e circostanze “particolari” che quasi tutti, pur dalle differenti prospettive di lavoro nell’Ateneo, ben conosciamo. In situazioni di questo tipo la tentazione di fondare ogni riflessione sul futuro partendo dall’esame delle vicende del passato – in specie di quelle che essendo più recenti sono più vivide nella memoria – è sempre molto forte. Occorre però chiedersi se – in questo momento e in questa circostanza – valga la pena adottare un approccio retrospettivo. La mia risposta al riguardo è convintamente chiara e immediata: non credo sia utile”. Rea, insomma, sembra rispondere a quanti hanno trascorso gli ultimi mesi a rimpiangere Cuccurullo e Napoleone: Rea  mette un deciso punto e a capo.  Ricorda, poi, di aver palesato più volte ed esplicitamente la non condivisione di recenti scelte, ma ribadisce che la vera urgenza ora è guardare al futuro. Non entra nel merito ma accenna eccome a processi e contestazioni: richiama l’attenzione sul personale docente Rea definendolo un insieme di persone ancor più e prima che di cattedre. Spende, poi, parole di quasi paterno affetto nei confronti dei tecnico amministrativi tratteggiandoli come coloro che hanno perso fiducia, serenità ed entusiasmo. 28 articolatissime pagine la cui sintesi rischierebbe di suonare come una arbitraria menomazione: il sapore è quello di una discesa in campo forte, autorevole, ragionata e ponderata. Guai a parlare di Pescara contro Chieti: all’immagine della d’Annunzio manca davvero solo questo scontro di campanili per chiudere il cerchio di una pagina, quella scritta negli ultimi 6 anni, evidentemente troppo nera per essere schiarita in fretta.