Omicidio Monia Di Domenico: attesa per la sentenza d’appello domani a L’Aquila

Sono le ore dell’attesa e del dolore queste che familiari e amici di Monia Di Domenico stanno vivendo preparandosi alla lunga giornata di domani in Corte d’Appello a L’Aquila: l’assassino della psicologa, fatta a pezzi per 780 euro l’11 gennaio 2017, chiede che i 30 anni del primo grado gli vengano ridotti.

Il legale di Giovanni Iacone, l’assassino della psicologa massacrata per 780 euro l’11 gennaio 2017 nella casa di famiglia a Francavilla al Mare, chiederà che i 30 anni a lui inflitti in primo grado dal Tribunale di Chieti gli vengano ridotti. La pubblica accusa chiederà che venga confermata la sentenza a 30 anni. I genitori di Monia, mamma Doretta e papà Aldino, chiederanno per il tramite del loro avvocato che l’assassino della loro unica figlia non abbia altri sconti di pena avendo già scampato la condanna all’ergastolo grazie al rito abbreviato.

Queste sono le ore dell’attesa e del dolore per gli amici di Monia che domani saranno a L’Aquila per sorreggere due genitori cancellati dalla sofferenza. Chi li conosce sa benissimo quanto abbiano atteso questo giorno, persino più di quello ( era il 14 febbraio 2018) della sentenza di primo grado. Domani una solenne Corte può mettere la parola fine almeno al dramma terreno di una ‘comunità’ fatta di cugini, nipoti, amici del liceo, dell’università, del teatro, dei concerti, dei viaggi: una meravigliosa famiglia allargata che Monia ha lasciato in eredità a mamma Doretta e papà Aldino e, viceversa.

Monia è stata colpita con 16 sassate al volto, scannata ( lo dice testualmente l’autopsia) con un vetro del tavolino sul quale il suo assassino l’ha scaraventata, avvolta in un lenzuolo e trascinata lungo le scale del condominio di via monte Sirente 63 a Francavilla al Mare per essere lasciata morire. Il cuore di Monia impiegherà 33 minuti a fermarsi. 

In primo grado il legale di Iacone ha provato a cavalcare la causa del raptus e della incapacità di volere: due perizie psichiatriche ( una di parte e l’altra disposta dal Tribunale) diranno che Iacone era perfettamente in grado di comprendere cosa stesse facendo sul corpo di Monia e che, anzi, ne avesse fatto un tale scempio perchè non aveva potuto ‘tollerare che la Di Domenico gli avesse chiesto i due affitti non pagati ben sapendo i suoi problemi’. 

Monia riposa nel cimitero di Corropoli, il piccolo paese del teramano in cui è vissuta da bambina e dove sono tornati a vivere i genitori. Per Monia il 9 giugno scorso, giorno del suo compleanno, gli amici di una vita troppo breve le hanno dedicato una panchina azzurra come il mare che tanto amava. In una sera di inizio estate il parco Villa de Riseis, proprio sotto casa di Monia a Pescara, ha sentito riecheggiare le sue amate colonne sonore, lei che amava l’arte e il cinema con fare viscerale. Altre panchine, a Francavilla e Corropoli, le sono state dedicate ma ciò che sembra non arrestarsi mai è il moto perpetuo di bene e ricordi che in nome suo chi ha potuto conoscerla e amarla continua a vivere.

‘Solo’ giustizia: questo ci si aspetta domani dalla sentenza d’appello attesa per il pomeriggio.