Attiva, altro mese perso altro parere non dato

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Dopo la Corte dei Conti anche il Ministero del Lavoro si tira fuori dall’affaire Attiva liquidando con poche lapidarie righe la richiesta di un parere ( tecnicamente definito interpello) e rimandando tutto alla Corte d’Appello de L’Aquila.

Era il 18 aprile scorso quando, dopo l’ennesimo fumoso tavolo tecnico tattico in Comune, a Pescara sindaco e vertici di Attiva decidevano di tentare la carta dell’interpello ministeriale affidando al parere del Dipartimento della Funzione Pubblica le sorti di circa 70 padri di famiglia, ex interinali della in house che ha in gestione la raccolta dei rifiuti in città. Ebbene, è di poche ore fa la notizia che il Ministero ha risposto tirandosi di fatto fuori dall’affaire Attiva e liquidando con poche lapidarie righe la richiesta del sindaco Alessandrini di un parere di indirizzo. Una doccia gelata a cui i 67 ormai in stato di agitazione da oltre 4 mesi erano pronti sebbene la conferma dei contenuti della breve missiva abbia riacceso animi a dir poco esasperati. Un “niet” senza se e senza ma, senza troppi giri di parole e se vogliamo tanto prevedibile quanto rapido: unica nota meno stonata di tante altre in tutta questa vicenda è il fatto che meno di un mese per un parere ministeriale non è affatto un tempo ” solito” per Roma. E ora, che si fa?  Sperando che non si tenti più alcuna carta extra regionale, scelta che significherebbe solo perdere altro prezioso tempo stavolta volontariamente, bisogna capire una volta per tutte cosa intenda fare il Comune di Pescara, ancor prima e ancor più dell’Attiva spa, di queste famiglie. Se da un lato le prime righe di un breve comunicato stampa, a firma del sindaco Alessandrini, recita “la risposta non è quella sperata. Con la Regione allo studio misure straordinarie per il sostegno economico ai lavoratori”, scorrendo il resto delle dichiarazioni non si può non soffermarsi, ma anche in questo caso senza troppo stupore rispetto a posizioni mai scalfite, sul passaggio in cui Alessandrini ribadisce che “allo stato, tanto l’Amministrazione comunale, quanto l’azienda ritengono che per il reclutamento del personale non sussistano percorsi alternativi alle procedure ad evidenza pubblica che prevedono le norme di legge (il caso Livorno è da monito)”. Nel frattempo una sorta di cassa integrazione destinata a questi 67 è in scadenza, anche il Cisas ( Comitato di Intervento per le Crisi Aziendali) è stato interpellato e l’eventualità della mobilità in deroga resta appesa, anch’essa, ad un parere ministeriale che potrebbe non arrivare mai piuttosto che arrivare con l’ennesimo no. Domani mattina, intanto, appuntamento alle ore 11.30 presso l’ormai tristemente noto tendone-presidio di Piazza Italia dove interinali e legali commenteranno la missiva ministeriale di oggi ma soprattutto annunceranno nuove clamorose forme di protesta all’insegna di azioni forse meno nazional popolari ma più agguerrite e categoriche. Come immaginare del resto una reazione diversa da chi finora ha davvero attinto ad ogni inesauribile bagaglio di pazienza e rispetto nella sola sacrosanta speranza di ricevere in cambio almeno lo stesso rispetto.

Questa la lettera del Ministero

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