Atessa: Cobas, sciopero alla FCA

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Il sindacato Cobas promuove uno sciopero alla FCA di Atessa per protestare contro gli straordinari al sabato e alla domenica “diventati ordinari.”

Di seguito la nota del sindacato:

“Gli straordinari al sabato e alla domenica alla FCA Italy di Atessa sono diventati ormai ordinari, anzi, strutturali. E non basta: sulle linee siamo sempre di meno, e lavoriamo sempre di più. Con queste parole abbiamo indetto lo sciopero per due sabati e una domenica di ottobre 2017 e intendiamo continuare a farlo. Anche se sappiamo che per qualcuno può essere difficile cambiare abitudini e iniziare a sollevare la testa. Anche se la Fiat, non potendo dire che lo sciopero è illegittimo, ha pensato bene di colpire chi l’ha dichiarato per aver occupato uno spazio di bacheca con il volantino di comunicazione. Questo comportamento aziendale sarà portato davanti al Giudice del Lavoro; nel frattempo, non abbiamo alcuna intenzione di recedere, perché i motivi di scioperare sono ancora e sempre tutti qui. Non ce la facciamo più, a tutto c’è un limite, e quel limite ad Atessa è stato da tempo superato. Per questo abbiamo deciso di iniziare a difendere i nostri spazi di vita, almeno in parte, e di astenerci dalle prossime chiamate “straordinarie”, cominciando a riprenderci le domeniche. Il Cobas dichiara pertanto:

Sciopero

– per l’intero turno di mattina con inizio alle ore 06:00 di SABATO 21 e 28 ottobre
– per l’intero turno notturno con inizio alle ore 22:00 di DOMENICA 22 ottobre

Lo sciopero è indetto contro la politica aziendale di aumento dello sfruttamento e di utilizzo sfrenato degli straordinari.

Lo sciopero è indetto per l’aumento della occupazione e contro la riduzione dei posti di lavoro sulle linee: no alla intensificazione dello sfruttamento, si a nuove assunzioni.

Lo sciopero è indetto contro la pratica FCA di mettere in cassa integrazione interi stabilimenti anche per anni mentre altrove – come da noi – si deve andare a manetta.

Facciamo anche noi la nostra parte in questo stabilimento e utilizziamo lo sciopero per riprenderci i nostri spazi di vita e per dire che non siamo e non vogliamo essere un appendice delle macchine su cui lavoriamo.

La nostra salute, la qualità del nostro lavoro, la nostra stessa dignità non possono essere derisi e soverchiati dalle pretese aziendali di essere sempre e comunque “a disposizione”. Essere uniti in queste iniziative di dissenso e lotta è il primo passo per ricostruirci e riconoscerci come lavoratori a pieno titolo”.