Sisma L’Aquila: “Le faglie non sono scariche”

Sisma L’Aquila: “Le faglie non sono scariche”, dicono i sismologi dopo l’episodio di ieri

Una nuova forte scossa di terremoto avvertita anche al confine con Teramo ieri ha fatto ripiombare L’Aquila nella paura. Il terremoto di magnitudo 3.9 si è verificato 6 chilometri a nord-est di Pizzoli, vicino al Passo delle Capannelle, alle 14,15, seguita un quarto d’ora più tardi da una replica consistente di 2.9 e poi da altre scosse inferiori.

Enel ha subito informato di aver effettuato verifiche sulla diga di Campotosto, controlli che «hanno confermato la sicurezza delle opere». Una scossa che rientra nell’attività sismica presente nella zona e attivata dal terremoto di Amatrice del 24 agosto scorso, la quale ci ricorda che lo sciame va avanti, che è passato poco tempo, e che le faglie non sono scariche. A sottolinearlo sono i sismologi aquilani che seguono l’evoluzione della sismicità nel centro Italia. E per i quali bisogna continuare a mantenere alta l’attenzione sull’Alta Valle dell’Aterno.

La scossa di ieri ha riguardato Monte Marine, a Pizzoli, una faglia che si è attivata nel 1703, quindi già nota, anche se ieri a essere interessata è stata una porzione più profonda, a circa 13 km sotto terra. Per i sismologi è i n atto un’evoluzione della sismicità e sono 8 le faglie coinvolte in questa zona, nei mesi scorsi hanno dato luogo anche a eventi importanti vicino a magnituo 6. Pensare che dopo nemmeno un anno, dicono gli esperti, tutto torni in equilibrio, è fuori contesto. Diffidare, dunque, da coloro che sostengono che le faglie abbiano esaurito la loro energia: una cosniderazione che non si può fare, anche perché è davvero impossibile – mancando la strumentazione – dire cosa succede a tanti chilometri sotto la crosta terrestre. Certo, non si deve gridare al lupo al lupo, – aggiungono gli esperti – per i quali invece il pericolo di nuovi terremoti forse più importanti (ma anche qui nulla di prevedibile) è realistico, ma potrebbe arrivare in particolare da altre strutture sismogenetiche. Da tenere sotto controllo sono – come detto più volte – la faglia di Montereale e Campotosto non nota prima del terremoto del gennaio scorso, recensite infatti dall’Ingv proprio in quella data: il 18 gennaio. Anche se i sismologi dell’Aquila ne parlano dal 2010.

Sono faglie che si devono ancora fratturare, spiegano gli esperti, e che, dunque, non si sono ancora espresse in maniera importante. Sono stati 4 i terremoti, d’altra parte, usciti da questa faglia. La parola d’ordine? Prevenzione, prevenzione, prevenzione. Che non vuol dire soltanto mettere mano a piani di protezione civile, ma mettere a lavoro sul campo sismologi esperti, fianco a fianco con gli amministratori locali.

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