Festival della partecipazione, Don Ciotti: “Basta commuoversi”

Con le parole di impegno e di testimonianza contro i soprusi, le mafie e lo sfruttamento del lavoro pronunciate da Don Luigi Ciotti, fondatore di Libera, la rete di associazioni che lottano contro le mafie, si è aperta ieri sera la prima edizione del Festival della Partecipazione.

Ossia la kermesse di dibattiti, convegni, concerti, laboratori didattici, spettacoli, momenti conviviali legati al buon cibo che si terrà nella città ferita dal sisma ancora fino a domenica. Quattro giorni di eventi che a partire da ieri si stanno svolgendo nelle strade e nelle piazze della città, tra i cantieri del centro storico, organizzati da “Italia sveglia”, l’associazione nata dall’unione tra ActionAid, Cittadinanzattiva e Slow food, che hanno scelto L’Aquila come sede della prima edizione del Festival della partecipazione. Don Luigi Ciotti ha parlato a una vasta platea di persone insieme a Carlo Petrini fondatore di Slow Food. Parlando dei migranti Don Ciotti ha esortato le comunità a fare di più e ha voluto ricordare due eventi tragici che, negli ultimi giorni, hanno coinvolto due cittadini stranieri: lo studente americano morto a Roma annegato nel Tevere e il migrante nigeriano ucciso di botte a Fermo.

Gli aquilani con il terremoto hanno messo in atto quel fenomeno che è la parola chiave del Festival: la partecipazione, come ha ricordato il sindaco Massimo Cialente. Nel punto esatto in cui sorge il palco del Festival della partecipazione, ai piedi di piazza Duomo, c’era il tendone dell’assemblea cittadina. Smantellato non più di due anni fa. A chi ha vissuto gli anni del post-sisma non serve spiegare che cosa fosse. A chi non è dell’Aquila basti dire che era il quartier generale della comunità, uno scampolo di tenda lasciata dalla Protezione civile dove accadeva di tutto: dai concerti della fine dell’anno ai dibattiti sulla ricostruzione e sulle norme che si andavano formando nella stanze dei legislatori, solitamente lontane dalla gente. Gli aquilani con il terremoto hanno messo in atto quel fenomeno che è la parola chiave del Festival: la partecipazione, difesa a suon di proteste e carriole con cui venivano sfondati i confini della zona rossa di una città che si era deciso di tenere scollegata dai suoi abitanti “per motivi di sicurezza”.donciotti1

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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