Roccamontepiano, si rinnova la Festa di San Rocco

Roccamontepiano, si rinnova la Festa di San Rocco. Nel piccolo centro di Roccamontepiano si rinnovano i festeggiamenti in onore del “pellegrino francese” che la leggenda popolare lo vuole di passaggio su questa terra. Sceso a piedi dalla Provenza, per pregare sulla tomba di San Pietro, la fede e la devozione lo vuole anche in questo piccolo centro alle falde della Majella.

Nell’antica Rocca, secondo la tradizione, dimorò, tra il castello Orsini-Colonna, il monastero-ospedale di San Pietro in cui portava sollievo agli ammalati di peste e la grotta in cui si rifugiò dopo essersi ammalato.
Qui ricevette le cure e le premure di un cane che portava al giovane Rocco un pane quotidiano preso dalla mensa del padrone. La leggenda arricchisce e rafforza di gran lunga la forte devozione verso questo
luogo di culto, il santuario con la grotta e l’annessa fontana da cui sgorga una sorgente di acqua. La chiesetta di San Rocco restò miracolosamente in piedi dopo la devastante frana avvenuta nel 1765 mentre tutto intorno tutto venne raso al suolo. Attorno alla chiesetta si sviluppo, dopo alcuni anni quello che oggi è il centro urbano del paese. San Rocco a Roccamontepiano è un legame forte ed indissolubile, in occasione della festa popolare del ferragosto, ancora oggi i pellegrini ed i visitatori si recano nella grotta per bagnarsi in segno di devozione con la richiesta di protezione.
Spesso i devoti che si recano nella grotta usano lavarsi in una vasca limitata da un basso muretto, nella quale si raccoglie l’acqua della sorgente. Questo rito nella grotta sacra di Rocca, alla ricerca della protezione o dell’intercessione per la cura dei mali dove ci si bagnava il volto con l’acqua che alimenta anche la propria fontana. Sacro e profano a Roccamontepiano trova la sua dimensione più autentica e vera di un Abruzzo che resiste, anche nelle sue moderne trasformazioni, alla cancellazione dell’identità socio culturale che resta ben salda e radicata anche dentro le nuove generazioni. Il 16 mattina prende avvio la sfilata delle conche di rame, riempite di grano e decorate con mazzi di fiori di carta e portate sul capo dalle giovani del paese. L’offerta del grano resta il simbolo della questua popolare e ciò quando per consentire lo svolgimento della festa, le famiglie contadine usavano donare conche colme di grano dalla cui vendita poi sarebbe stata possibile lo svolgimento della festa. Nel 1927 anche Gabriele D’Annunzio si recò in pellegrinaggio come si deduce da una nota riportata in una lettera scritta al Michetti il 31 agosto del 1927 e da un ex voto dedicato a San Rocco conservato al Vittoriale.