Il sindacato per difendere l’autonomia dei giornalisti

Oggi oltre il 60% dei giornalisti è un lavoratore autonomo in prevalenza a partita iva oppure collaboratore coordinato e continuativo. A questo mondo in movimento ed in espansione si deve dare un giusto riconoscimento così come richiesto già nel documento approvato all’unanimità dal congresso di Chianciano.

Occorre un nuovo patto contrattuale, inclusivo  e plurale che garantisca condizioni economiche e professionali non vergognose per decine di migliaia di giornalisti che guadagnano meno di 10 mila euro lordi annui. E’ quanto ha dichiarato tra l’altro Raffaele Lorusso, Segretario Generale della Federazione Nazionale della Stampa Italiana, intervenuto a Pescara alla presentazione di “Controcorrente”, il nuovo soggetto politico sindacale della Fnsi che riunisce gran parte delle rappresentanze e dei territori che compongono la maggioranza federale e di governance degli istituti di categoria. Presente all’incontro anche la coordinatrice nazionale di Controcorrente, Alessandra Costante. Parlando poi degli attacchi subiti da alcuni professionisti nel corso di questa campagna elettorale, Lorusso ha sottolineato come da sempre i giornalisti sono stati oggetto di attacchi. occorre, ha aggiunto ancora un confronto pubblico sul futuro rapporto tra democrazia ed informazione. Il Governo ed il mondo politico  devono essere chiamati ad esprimere una responsabilità precisa sulla deriva in atto, così come la categoria deve riaffermare il suo ruolo. L’enorme perdita di occupazione subita in questi ultimi anni, è stato detto ancora, mette gravemente a rischio la sopravvivenza degli enti economici di categoria quali, Inpgi e Casagit. necessario, infine, il completamento della riforma dell’Ordine dei giornalisti, con un nuovo percorso di accesso alla professione rispondente alla realtà e l’istituzione di un giurì per la lealtà dell’informazione. Infine il problema delle  fake news, ovvero gli articoli redatti con informazioni inventate, ingannevoli o distorte, resi pubblici con il deliberato intento di disinformare o diffondere bufale attraverso i mezzi di informazione ed i social, rappresentano un grave problema per chi deve garantire un’informazione puntuale, seria e supportata da riscontri e verifiche.